Reggio Emilia, 26 ottobre 2025 – Oltre una sessantina di casi sospetti, 19 accertati, 3 persone ricoverate (due delle quali già dimesse e la terza ancora ricoverata ma non in pericolo di vita) sono le cifre del “caso salmonella” scoppiato in questi giorni tra Reggio città e provincia.
Un caso non tanto, e fortunatamente, per la virulenza dei sintomi, quanto per il numero e l’estensione territoriale dei medesimi. Situazione che crea apprensione tra i cittadini, anche se non è il caso di creare allarmismi quanto, piuttosto, di avere ancora maggiore attenzione in tema di prevenzione. E’ anche l’opinione di un luminare in materia, il professor Giovanni Guaraldi, ordinario di Malattie Infettive presso Unimore, in seno all’azienda ospedaliera del Policlinico di Modena.
Professor Guaraldi, una ventina di casi di salmonellosi, in poco tempo, in un’unica zona, è un fatto abituale?
“No, normalmente sono più sporadici e concentrati”.
A sua memoria vi sono stati in passato episodi che simili?
“Per quel che ricordo io, con queste caratteristiche specifiche, no. Solitamente si verificano all’interno di nuclei familiari che hanno consumato, o acquistato, alimenti in un unico posto. Qui si parla di situazioni che interessano varie zone della provincia”.
Più frequenti di un tempo però…
“Le cause sono varie, ma è molto migliorata anche la prevenzione e la profilassi”.
C’è di che preoccuparsi per i casi raccontati in questi giorni?
“Assolutamente no. Fa clamore per l’estensione dei casi: si tratta di situazioni fastidiose ma non pericolose. Abbiamo a che fare infatti con un’infezione batterica derivata dall’ingestione di cibi infetti, probabilmente carne poco cotta, uova o pollame. Si tratta di salmonelle minori che, cosa di fondamentale importanza, non si trasmettono per contatto ad altri esseri umani”.
Tra i nostri lettori però, e non solo immaginiamo, c’è una certa apprensione…
“Ci può stare, ma proprio per evitare ogni rischio, basta applicare normali misure di prevenzione personale. Nessun allarme, solo un po’ di attenzione”.
Del tipo?
“Fino a quando non si avrà certezza dell’origine del focolaio, se si va a mangiare fuori meglio evitare cibo crudo, fare attenzione a dolci a base di uova. In casa cuocere molto bene tutto. Generalmente nel giro di pochi giorni la fonte viene identificata. E’ possibile che in 24, 48 ore, emergerà anche quella che ha dato origine alla situazione di cui si parla”.
Lei si è fatto una idea di dove può essere iniziato tutto?
“Parlando da infettivologo l’unica cosa che posso dire è che quando si è di fronte a un numero alto di casi, manifestatisi in posti diversi, è probabile che tutto parta da un grande allevamento o da strutture legate a grandi distribuzioni. Poiché si parla di locali differenti una delle strategie è prendere i menù di ognuno di essi e vedere se ci sono ingredienti comuni provenienti da un unico luogo”.
Quali sono i sintomi più frequenti di queste salmonellosi minori?
“Diarrea acuta, dolori addominali, nausea e vomito. Nulla che non si sistemi con una adeguata reidratazione e, al limite, qualche antispastico”.
Se un cittadino pensa di avere questa infezione?
“A meno che non faccia parte delle categorie vulnerabili, quindi grandi anziani, bambini o persone che hanno già gravi patologie, raccomando di non intasare il Pronto Soccorso o il Cau. Basta il medico di famiglia. Ripeto che ci troviamo di fronte a un problema fastidioso ma non grave”.