di
Valentina Rorato
Lo studio riguarda i Paesi del Pacifico Occidentale ma l’allarme è lo stesso che interessa l’Europa e l’Italia, che si classifica come «maglia nera». L’obiettivo è ridurre l’assunzione di antibiotici del 18%
Sono in aumento le infezioni resistenti agli antibiotici tra i neonati: è questo l’allarme lanciato da un gruppo di ricercatori guidati dall’Università di Sydney, a seguito di uno studio in cui sono stati analizzati circa 15.000 campioni di sangue di neonati malati, raccolti in 10 ospedali di cinque Paesi, tra cui Indonesia e Filippine, tra il 2019 e il 2020.
Lo studio
Lo studio rivela che la maggior parte delle infezioni è causata da batteri che difficilmente rispondono ai trattamenti raccomandati dall’OMS attualmente in uso. Il motivo – ipotizzano nella ricerca – è che le linee guida globali si basino su dati provenienti da Paesi ad alto reddito e non su modelli batterici localizzati che spesso differiscono notevolmente.
Quando si curano i neonati, i medici non sempre hanno tempo di aspettare che gli esami di laboratorio confermino la causa esatta dell’infezione e spesso formulano ipotesi su dati pubblicati, il più delle volte raccolti su popolazioni ad alto reddito, per stabilire il trattamento. «Abbiamo bisogno di una sorveglianza più specifica per regione per orientare le decisioni terapeutiche. Altrimenti, rischiamo di vanificare decenni di progressi nella riduzione dei tassi di mortalità infantile», commenta l’autrice principale, Phoebe Williams, docente senior e membro NHMRC alla Sydney School of Public Health. «I nostri risultati hanno anche rivelato che le infezioni fungine causano quasi un’infezione grave su 10 nei neonati, un tasso molto più alto rispetto ai Paesi ad alto reddito».
Lo studio, pubblicato su The Lancet Regional Health—Western Pacific, inoltre, dimostra che circa l’80 percento delle infezioni è causata da batteri Gram-negativi come E. coli , Klebsiella e Acinetobacter, patogeni noti per la loro capacità di acquisire e diffondere rapidamente resistenza. «Si è pensato a lungo che questi batteri causassero infezioni solo nei bambini più grandi, ma ora infettano anche i neonati nei loro primi giorni di vita», prosegue la Williams.
La situazione
Il quadro si aggrava perché, nonostante la crescente minaccia, mancano nuovi farmaci antimicrobici in fase di sviluppo per neonati e bambini. «Ci vogliono circa 10 anni prima che un nuovo antibiotico venga sperimentato e approvato per i neonati», aggiunge la coautrice Michelle Harrison, coordinatrice del progetto NeoSEAP della Sydney School of Public Health, che richiama alla necessità di nuovi investimenti.
La resistenza agli antibiotici si diffonde molto più velocemente di quanto non si creda e, purtroppo, i dati italiani fanno tremare l’intera Europa. Secondo il report di AIFA, pubblicato a fine 2024, nella UE si registrano 670mila infezioni l’anno di batteri resistenti alle cure che causano 35mila decessi, di cui quasi un terzo (12mila) in Italia.
Nel biennio 2022-23 in Italia 430mila ricoverati hanno contratto un’infezione: sono l’8,2% contro una media Ue del 6,5%. Tra le cause, la somministrazione eccesiva di antibiotici, che favoriscono il proliferare di batteri resistenti alle cure, tanto che, se non si farà qualcosa nel 2050 l’antibiotico-resistenza (AMR) diverrà da noi la prima causa di morte, superando le malattie cardiovascolari e i tumori.
Per invertire la rotta l’ECDC nel suo ultimo rapporto fissa degli obiettivi anche per l’Italia da conseguire entro il 2030. Tra questi, ci sono l’invito a ridurre almeno del 18% il consumo di antibiotici.
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9 dicembre 2025
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