di
Maurizio Porro
L’attore arriva in gran forma al traguardo e in un libro spiega come
Dick Van Dyke ha raggiunto quota 100 e non li sente: ha spento cento candeline, battendo sul tempo Mel Brooks che li compirà il 28 giugno ‘26 . Sì, ogni tanto sente e vede non perfettamente, ma va ancora tre volte la settimana in palestra (allenamento a circuito e danza con le scarpe morbide), cura il giardino, gioca con i cinque nipoti e bis nipoti, frutto di due matrimoni, fino al limite della fanciullezza.
In Italia è noto perché era lo spazzacamino del best seller Mary Poppins, uno di quei titoli che per le feste ritornano, e per tutta la vita ha fatto il ballerino in musical che hanno spopolato a Broadway e che noi abbiamo visto al cinema, come Bye bye birdie e Citty Citty Bang Bang. «A volte ho più energia, altre meno», ha dichiarato in un’intervista a Vanity fair, «ma non mi sveglio mai di cattivo umore. Finchè i bambini canteranno con orgoglio “Supercalifragilistichespiralidoso” la parte più importante di me sarà sempre viva».
Nasce come attore di cabaret e varietà, quindi sul palco si è sempre mosso anche acrobaticamente, il teatro è stata la sua vera palestra, l’allenamento serale, oltre alla popolarità derivata dagli show tv. Infatti oggi fa yoga e stretching: «I dottori non riescono a crederci quando mi tocco le dita dei piedi», racconta con soddisfazione. Dice di non aver paura della morte, «ho avuto una vita così piena ed entusiasmante che non posso lamentarmi». «Mi sento davvero bene per uno che ha cent’anni» dice a un giornalista di People il divo del film con Julie Andrews che quell’anno vinse l’Oscar come governante magica del film Disney, battendo Audrey Hepburn che le aveva “soffiato” il ruolo di Eliza Doolittle nell’edizione cinematografica di My fair lady, film che quella stagione vinse l’Oscar.
Dicono che sia longevo il mestiere dell’attore, l’impegno fisico, la continua esercitazione della memoria e, in particolare per un ballerino, quel grande sport che è il tip tap. Comunque anche oggi, malgrado tutto, lo spazzacamino, che tutti ricordano ballare coi colleghi sui tetti di Londra, non ha mai smesso di cantare insieme alla seconda moglie Arlene Silver, 46 anni in meno di lui e sposata nel 2012. La sua carica di ottimismo l’ha assorbita proprio dai musical del passato, concentrati di happy end: «Mi ha reso felice ogni giorno della mia vita, ogni singolo giorno. È una gioia. Riesce a farmi cantare e ballare e si prende così tante responsabilità…sono solo fortunato».
Per dare qualche lezione o suggerimento su come manovrare la fortuna e le sue varie direzioni, Van Dyke ha scritto di recente un volume, 100 rules for Living to 100, manuale di istruzione sulla longevità, una raccolta di episodi e anche di riflessioni sulla sua filosofia di vita che non è sempre stata una canzonetta.
Oggi pensa a ciò che lascia, non sono i premi (Oscar alla canzone di Mary poppins, Camin camino) o la fama a contare di più: «Quello che ho lasciato nel campo dell’intrattenimento e nella musica per bambini, quella è la mia eredità, non credo sia così importante ricordare me». Mica male per il super ego di un attore: ogni bambino che canta una sua canzone nel mondo gli dà, oltre al diritto d’autore, il diritto alla memoria, il senso di una presenza non passata invano. E quindi è giusto che ringrazi il pubblico per una vita così meravigliosa.
Nato in bianco e nero, quando da bambino l’uomo del ghiaccio arrivava sul carro trainato dai cavalli, Dick, che ha vinto Emmy, Tony e Grammy, tre dei più importanti premi dello spettacolo live, continua a bere il caffè con cinque zollette di zucchero, forse un consiglio della sua amica Mary affinchè la pillola vada giù.
Per lui è importante restare sempre in contatto con il bambino che è rimasto in lui, la giocosità gli regala divertimento e libertà, «ed anche gli animali domestici sollevano il morale, ho tre gatti e un cane». E per distrarsi cura l’allestimento di musical per studenti a scuola, anche in video, sempre aperto a nuove idee: prima regola per non invecchiare, tenere ben saldi i rapporti sociali. Eppure non è sempre stata un giardino fiorito la sua vita: nato non certo ricco in una cittadina del Massachusetts, New York era abbastanza vicina per le gite allo zoo del Bronx ma anche lontana come un mito da raggiungere.
Quando era giovane, dopo mille lavori, alla sera si trovava solo: «Non ero mai stato in una relazione adulta» ha confessato, «ed era un silenzioso allarme per il mio futuro». Finchè non accettò l’idea di essere gay: allora non si poteva dire, anche se si innamorò di un suo coetaneo. Si sarebbe però poi sposato con due donne.
I suoi 36.500 giorni, oltre i bisestili, sono stati tutto un incrocio di personalità, sfida tra identità, quella sua personale e quella dello show tv dove fu per anni Rob Petrie, suo simile. Ma per noi è sempre lo spazzacamino che canta e balla sui tetti come i gatti.
13 dicembre 2025
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