di
Alessia Cruciani
Il ceo e founder della società tech parla di AI («mi affascina e mi spaventa»), acquisizioni, talenti e limiti che frenano la crescita delle imprese italiane
«Vogliamo diventare l’azienda di maggior valore di sempre. Puntiamo ai 130 miliardi di Luxottica». Luca Ferrari chiude così il suo intervento al Premio dei Premi, nella Sala Buzzati del Corriere della Sera. Ed è così, con l’ambizione dichiarata senza filtri del ceo e founder di Bending Spoons, che si è concluso un evento dedicato alle startup partito a settembre insieme a Disclaimer, il progetto del Corriere della Sera e del Cineca. A dialogare con Ferrari, il vicedirettore Daniele Manca e l’editorialista Riccardo Luna.
Quarant’anni, una bimba appena nata, due cani la cui foto è sullo screensaver dello smartphone, non gira intorno alle parole. L’obiettivo non è solo crescere, ma lasciare un segno. Dopo l’ultimo aumento di capitale, l’azienda viene ora valutata 11 miliardi di dollari, rendendo i suoi fondatori miliardari (oltre a lui ci sono Matteo Danieli, Luca Querella e Francesco Patarnello). E ne fa una delle cinque startup più «preziose» del Vecchio Continente. In equity hanno raccolto 730 milioni di dollari, di cui 270 come aumento di capitale «Mi piace l’idea di lasciare un segno e l’idea di costruire un’azienda di calibro internazionale per l’Italia – dice -. Al Paese potrebbe dare uno scossone e spero provochi quel cambio culturale di cui ha bisogno». Una spinta che nasce da una competitività che lui stesso definisce «patologica» e dal piacere di misurarsi con sfide sempre nuove.
La crescita in scala
Ripercorrendo la storia di Bending Spoons, Ferrari rivendica la coerenza del modello: «Abbiamo sempre fatto la stessa cosa, solo che prima non fregava niente a nessuno. Adesso però siamo arrivati a un livello di scala tale da farci notare». Dalla prima acquisizione del 2014, un’app per personalizzare la tastiera dell’iPhone pagata 10 mila dollari, fino alle operazioni da centinaia di milioni su nomi iconici del web: «Le ultime acquisizioni sono state Eventbrite mezzo miliardo di dollari, Vimeo poco meno di 1,4 miliardi. Quest’anno abbiamo investito 4 miliardi. L’anno prossimo faremo 3 miliardi di ricavi, più del doppio di quest’anno, ma operiamo in un mercato da tanti miliardi quindi siamo ancora una goccia». Il cambio non è stato di strategia, ma di dimensione: «Avevamo saturato la possibilità di rilevare app di team piccoli, poi siamo dovuti andare su aziende più strutturate».
Alla base di tutto, però, c’è il «saper fare». Ferrari lo dice senza romanticismi: «Alla fine nella vita puoi avere fortuna, quella capita. Ma se non vuoi contare su questa, devi saper fare qualcosa bene o idealmente meglio di tutti». Vale per il business come per il giornalismo, lo sport o la ricerca. Ed è anche il motivo per cui, secondo lui, chiudersi al confronto è un errore prima ancora che morale: «Essere chiusi alle idee degli altri, al diverso perché hai preconcetti è stupidità e arroganza. E non per la morale. È proprio controproducente».
Preoccupazioni sull’AI
Quando il discorso scivola sull’intelligenza artificiale, il tono cambia. L’entusiasmo si mescola alla paura. «L’AI si rivelerà l’innovazione tecnologica dal massimo impatto tra tutte quelle a cui abbiamo assistito come umanità». Ferrari non nasconde le preoccupazioni: «Mi affascina e mi spaventa». Da ingegnere guarda ai rischi sistemici, alla lentezza delle politiche economiche, agli shock che potrebbero colpire un tessuto produttivo non pronto. E nel lungo periodo lancia un monito netto: «Hai un’arma estremamente efficace e potenzialmente più pericolosa di una bomba atomica e non sai chi la governa». Da padre, ammette, l’ansia è ancora più forte.
Strategie
Le acquisizioni restano il cuore della crescita di Bending Spoons. Anche quando si tratta di marchi che molti davano per superati, come America Online. «Sai quanti utenti ha Aol? In America 350 milioni, è la quinta mail più usata nel mondo occidentale». Il punto, per Ferrari, è sempre lo stesso: «Il fattore umano è fondamentale». Mettere «la stessa sostanza» nelle mani di un team migliore può cambiare tutto. Non a caso, la sua azienda ha ricevuto «800 mila candidature e assunto 300 persone» in un solo anno. L’attrattività passa dalla qualità dei colleghi, dalla possibilità di restare generalisti e di cambiare progetto, ma anche dalla tecnologia proprietaria: «Abbiamo una competenza nel saper fare che difficile da trovare altrove».
Sul rapporto tra Milano e Silicon Valley, Ferrari smonta uno dei luoghi comuni più diffusi: «È una balla che il problema italiano sia la mancanza di capitali». I limiti, semmai, sono normativi e culturali, tra avversione al rischio e scarsa propensione alla pratica: «Tra pragmatismo e teoria siamo teoria e non pratica». E quando si parla di ambizione, la risposta è diretta: «Probabilmente è vero. La paura di fallire frena, anche se qualche fallimento rumoroso è il prezzo da pagare per i casi di successo».
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18 dicembre 2025 ( modifica il 18 dicembre 2025 | 16:17)
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