di
Cristina Ravanelli
Provoca nausea, vomito, diarrea, crampi. Si trasmette tramite acqua e alimenti, ma anche toccando le superfici contaminate. Il virologo Fabrizio Pregliasco: «In caso di forte disidratazione recatevi al Pronto Soccorso»
Si chiama norovirus ed è il responsabile della forma più comune di gastroenterite non legata all’influenza. Qualcuno lo ha ribattezzato «il virus del vomito invernale», un ospite sgradito che in questi giorni di festa nessuno vorrebbe incontrare. Invece, proprio pranzi e cene con parenti e amici, possono contribuire alla sua diffusione. «È un virus che corre veloce perché è molto contagioso: bastano poche particelle per dare vita a un’infezione» spiega Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene generale e applicata presso la sezione di Virologia all’Università Statale di Milano.
La trasmissione
Si stima che ogni anno, nel mondo, si si verifichino 685 milioni infezioni da norovirus, di cui 200 milioni tra bambini sotto i 5 anni. Si diffonde per via oro-fecale, spesso tramite cibo, acqua o altri alimenti maneggiati o preparati da una persona malata. Inoltre, può essere trasmesso attraverso il contatto con superfici contaminate. «Resiste sugli oggetti anche per alcune settimane e a temperature elevate, ecco perché può essere contratto toccando maniglie, rubinetti e ripiani e poi inavvertitamente digerito» – chiarisce il virologo – «Questo spiga perché le epidemie di norovirus sono più comuni negli ambienti chiusi, come scuole, asili, case di cura e navi da crociera, e tra i bambini che hanno più contatti tra loro e negli ambienti che frequentano».
I sintomi
Il periodo di incubazione è di 12-48 ore. I sintomi sono quelli comuni alle gastroenteriti: nausea, vomito, diarrea acquosa, crampi addominali.
In qualche caso si manifesta anche una leggera febbre. La malattia non ha solitamente conseguenze serie. «Il rischio più grave è la disidratazione, soprattutto per bambini, anziani e soggetti fragili. Se il vomito persiste e la diarrea abbondante, anche dopo l’assunzione di antiemetici e antidiarroici, meglio recarsi al Pronto Soccorso per sottoporsi a una reidratazione endovenosa» avverte Pregliasco.
Come si cura
L’unica misura è quella di assumere molti liquidi per compensare la disidratazione causata da vomito e diarrea. Non esiste un trattamento specifico contro il norovirus, né un vaccino preventivo perché i ceppi che infettano l’essere umano possono variare (ce ne sono almeno quattro tipi, che possono mutare in tempi molto brevi). «In genere, l’immunizzazione dura qualche mese e questo significa che una persona può essere infettata dal virus più volte nel corso della vita». La buona notizia è che il norovirus si rivolve in poco tempo: si va dalle 12 alle 72 ore. «Quando l’infezione ha fatto il suo corso, si torna in forma con riposo e dieta: meglio optare per pasti leggeri e frequenti» suggerisce il medico.
Misure di prevenzione
Per evitare il contagio l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) consiglia di mettere in atto rigorose misure igieniche:
- lavarsi le mani molto bene prima di toccare i cibi
- non lavorare e soprattutto non stare a contatto con il cibo quando si è indisposti, soprattutto se si è affetti da gastroenterite, e fino a tre giorni dopo la guarigione
- lavare e disinfettare accuratamente tutti i materiali e le superfici (dalle tovaglie e tovaglioli ai grembiuli e teli da lavoro, fino agli utensili) che possano essere venuti a contatto con una persona infetta e/o con il virus
- utilizzare solo cibi di provenienza certificata, soprattutto nel caso di alimenti che vengono cotti poco, come i frutti di mare o le verdure fresche
- eliminare tutte le scorte alimentari che potrebbero essere state contaminate da un addetto infetto o da altre fonti di norovirus
- tenere separati i soggetti che portano pannolini e pannoloni, soprattutto in asili e case di riposo, dalle aree dove viene preparato e distribuito il cibo
30 dicembre 2025
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