di
Lara Sirignano
Un’atleta ventenne, esperta nuotatrice, non sarebbe annegata in una piscina poco più grande di una vasca. L’esito degli esami tossicologici tra 45 giorni
L’autopsia parla di morte per annegamento. Simona Cinà, la giovane pallavolista trovata senza vita a Bagheria, sabato scorso, sul fondo della piscina di una villa in cui festeggiava la laurea di due amici, è affogata.
C’era acqua nei suoi polmoni, dicono i quattro medici legali consulenti della Procura di Termini Imerese che, sulla vicenda, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Gli esami radiologici, effettuati lunedì sera al Policlinico di Palermo — una tac, radiografie e una risonanza magnetica — hanno smentito l’esistenza di fratture, segno che la ragazza non è stata vittima di violenze. E il responso di ieri ha escluso l’esistenza di malformazioni cardiache silenti e l’infarto.
Ma il caso non è chiuso perché in condizioni normali Simona, una atleta ventenne e una esperta nuotatrice, non sarebbe annegata in una piscina poco più grande di una vasca. E allora la domanda, a cui ancora non è stata data risposta, è: cosa è accaduto?
Dall’autopsia sarebbe emerso che sulla nuca la pallavolista aveva un piccolo segno. «Potrebbe essere scivolata in acqua, aver battuto la testa e perso i sensi», dice uno degli avvocati della famiglia, Gabriele Giambrone. Ma i consulenti incaricati dai pm di Termini Imerese sono restii a credere a questa dinamica.
E allora l’ipotesi più probabile è che Simona, che stava facendo il bagno in piscina — i soccorritori l’hanno trovata in bikini — si sia sentita male perché aveva bevuto troppo o perché aveva assunto, forse a sua insaputa, una droga e che sia svenuta e affogata in pochi minuti.
Per sciogliere gli ultimi interrogativi medici si dovrà, però, attendere l’esito degli esami tossicologici disponibili tra 45 giorni. Solo allora la causa della morte sarà chiarita. Per capire cosa sia accaduto alla festa, invece, servirà andare avanti con le indagini. Ad esempio, analizzando le decine di reperti acquisiti e sequestrati nella villa dai carabinieri due giorni dopo la tragedia: bottiglie di spumante, gin e spritz (resta da comprendere, però, come mai i familiari, arrivati all’alba, non abbiano visto tracce di alcol), bicchieri e indumenti (alcuni appartenuti alla ragazza).
E probabilmente sarà necessario riascoltare i testimoni: al momento della morte di Simona, avvenuta intorno alle 5 del mattino, alla festa erano rimasti una ventina di ragazzi. Nessuno si sarebbe accorto che la ventenne stava male. Neppure i due amici che avrebbero dovuto riaccompagnarla a casa e che dicono di averla persa di vista a un certo punto della serata. Uno degli organizzatori della festa ha raccontato di aver scorto il cadavere in posizione prona in fondo alla piscina, nella zona meno illuminata della casa, mentre ripuliva.
Qualcuno ha detto, invece, ai Cinà, che il party era ancora in corso («come è possibile che di tanti ragazzi presenti nessuno l’abbia vista prima in acqua?» si chiedono i genitori) e che Simona era stata ritrovata, probabilmente già morta, a galla a faccia in su. Dopo averla portata fuori dalla piscina, comunque, gli amici avrebbero provato a rianimarla, qualcuno ha cercato di farle un massaggio cardiaco, ma non c’è stato nulla da fare. I soccorritori, arrivati alla villa 10 minuti dopo la chiamata al 118, l’hanno trovata già senza vita.
Le indagini diranno, nelle prossime settimane, se le incongruenze denunciate dai familiari sono o meno reali e aggiungeranno i dettagli che mancano. Oggi intanto, a Capaci, il paese della ragazza in provincia di Palermo, si sono tenuti i funerali. Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino.
8 agosto 2025 ( modifica il 8 agosto 2025 | 14:59)
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