Sempre più spesso si ricorre all’uso di integratori pensando, erroneamente, che siano innocui. In realtà, un utilizzo eccessivo o non giustificato da una carenza alimentare o da una specifica condizione può causare, come mostrano numerosi studi, danni alla salute, tossicità o interagire con i farmaci.
A confermarlo una recente ricerca pubblicata sul British Medical Journal, che evidenzia come gli integratori a base di olio di pesce, noti da decenni per la loro capacità di proteggere il cuore, alleviare l’infiammazione e migliorare la salute del cervello, potrebbero addirittura aumentare (e non diminuire) il rischio di malattie cardiovascolari nelle persone sane.
Cos’è l’olio di pesce
L’olio di pesce, ricavato da pesci grassi e oleosi come sgombro, trota, salmone o tonno, contiene una fonte concentrata di due acidi grassi: Omega-3, l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA). Per questo, viene utilizzato come integratore alimentare per la salute del cuore, poiché riduce i trigliceridi e il rischio cardiovascolare. Inoltre, ha proprietà antinfiammatorie utili per diverse patologie, favorisce lo sviluppo celebrale e visivo (soprattutto in gravidanza e allattamento) e può migliorare lo stato di pelle e capelli.
Aumenta il rischio di ictus e aritmie
Tuttavia, i benefici sul cuore sono stati osservati solo in chi soffre di patologie cardiovascolari. “Nelle persone in salute, l’uso regolare di integratori di olio di pesce è associato a un aumento del rischio del 13% di sviluppare aritmie e del 5% di avere un ictus – sottolineano gli autori dello studio –. Al contrario, l’integrazione può essere utile in coloro che soffrono di malattie cardiovascolari, nei quali è associata a una riduzione del 15% della progressione dalla fibrillazione atriale all’infarto e una diminuzione del 9% della progressione dall’insufficienza cardiaca all’esito fatale”.
Lo studio
I ricercatori si sono avvalsi dei dati della UK Biobank, il più grande database biomedico del Regno Unito, e hanno esaminato le informazioni cliniche di 415.737 persone senza malattie cardiovascolari di età compresa tra i 40 e 69 anni, di cui circa un terzo utilizzava regolarmente integratori di olio di pesce. Successivamente hanno monitorato la loro salute per quasi 12 anni, durante i quali 18.367 partecipanti hanno sviluppato fibrillazione atriale, 22.636 hanno avuto un infarto/ictus o hanno sviluppato insufficienza cardiaca, e 22.140 sono morte.
Tra coloro che avevano sviluppato fibrillazione atriale, sono stati riscontrati 3.085 casi di insufficienza cardiaca, 1.180 di ictus e 1.415 di infarto. Analizzando i risultati, il team di ricercatori ha concluso che l’uso regolare di integratori di olio di pesce può avere un duplice ruolo nella progressione delle malattie cardiovascolari, aumentando il rischio di patologie cardiache e ictus nelle persone con una buona salute cardiovascolare, e riducendo la probabilità di progressione della malattia e morte in chi aveva già una patologia cardiovascolare.
I ricercatori: “Serve cautela nell’uso dell’olio di pesce”
“I nostri risultati suggeriscono cautela nell’uso di integratori di olio di pesce per la prevenzione primaria a causa degli incerti benefici cardiovascolari e degli effetti avversi – dichiarano i ricercatori – Sono tuttavia necessari ulteriori studi per determinare se potenziali fattori confondenti modificano gli effetti degli integratori di olio di pesce nonché i meccanismi precisi legati allo sviluppo e alla prognosi degli eventi di malattia cardiovascolare”.