di
Emilio Randon
Padova, il paese di Borgoricco si stringe attorno al suo ex sindaco, in corsa per la presidenza della Regione
Questa volta Crozza dovrà impegnarsi: con Luca Zaia andava sul liscio, facile anche con il campano De Luca, ma con Alberto Stefani sarà più faticoso. Troppo lineare il soggetto, troppo pettinato, apparentemente privo di spigolature caratteriali; non ha tic, il tono è educato, voce piana priva di inciampi gergali. «E in più è così carino», dicono le commesse del «Borgo Chic», la boutique profumeria del suo paese, Borgoricco.
Sarà lui, 33 anni a novembre, il candidato veneto designato dal centrodestra per occupare la poltrona che fu del Doge. Ancora mercoledì sera i pronostici erano vaghi e rarefatti come la piazza del municipio, larga e inutilmente grande, così metafisica da sembrare uscita da un quadro di De Chirico.
L’ultima apparizione in pubblico di Stefani risale a cinque giorni fa ad Arzergrande, durante una manifestazione agricola che celebrava le virtù casearie dei prodotti veneti. Sul palco ha ripetuto come un mantra la parola «identità», l’ha qualificata come veneta e ha promesso che lì c’era già tutto il suo programma politico. Il pubblico femminile ha mostrato di apprezzare molto.
Il nome scelto da Lega e Fratelli d’Italia
Poi è scomparso dalle scene: nessuna intervista, nessuna indiscrezione strappata al bar, muto come un pesce, prudente come un tasso. E si capisce, tuttavia il nome di Stefani risuonava alto in via della Scrofa a Roma e in via Bellerio a Milano, sedi rispettive di Fratelli d’Italia e della Lega, così alto da diventare assordante. Al bar-pasticceria della piazza metafisica spiegano che, nel disegnarla, l’autore è andato indietro nel tempo per ispirarsi infine ai trascorsi romani di Borgoricco; in paese c’è il museo dedicato e la centuriazione è ricordata con 19 colonne dritte come punti esclamativi.
In questo bar Stefani ha fatto una legislatura da sindaco; vi si possono raccogliere testimonianze precise su come preferiva i bignè con la crema e la sfogliata inglese con il caffè. Il resto è tutto un riservato elogio alle virtù amministrative del giovane sindaco – aveva 26 anni all’epoca – non inferiori alle sue qualità umane.
Dottorato, pallavolo, pittura ad olio e bella presenza
Da allora la carriera di Stefani è stata un crescendo rossiniano: deputato dal 2018, sindaco di Borgoricco nel 2019, commissario regionale del partito dal 2020, presidente della commissione bicamerale per il federalismo, vicesegretario federale di Salvini dal 2024. Ha una laurea in giurisprudenza, sta facendo il dottorato, gioca a pallavolo, disegna a olio e a tempera e ciò che entusiasma di più l’elettorato femminile è che è piuttosto belloccio. Insomma, il bravo «fio» che ogni mamma vorrebbe in sposo per le proprie figlie.
In più è un bravo parrocchiano. Don Giovanni, da sette anni responsabile delle anime di un paese che ne conta 9.000, lo annovera tra i fedeli sempre presenti alla messa domenicale, «Quando non è preso dall’attività politica naturalmente. Alberto è un giovane cresciuto negli insegnamenti della Chiesa, fin da piccolo partecipava alle attività parrocchiali, assiduo alle sedute di catechesi».
L’«enarca» timorato di Dio
Non ha fatto il chierichetto, e questa è l’unica nomina che gli manca; per il resto Alberto Stefani – se tutto gli va per il verso giusto, prossimo presidente del Veneto – incarnerebbe le qualità di un moderno timorato di Dio insieme a quelle di un «enarca», così si chiamano i laureati dell’École nationale d’administration francese, che prepara i grandi commis d’État.
Un tecnocrate con un’anima politica, riservato sulla sua vita privata fino a risultare invisibile. «Ha la capacità di ascoltare come pochi – spiega Elisabetta, 57 anni, educatrice presso la scuola materna – io che potrei essere sua madre l’ho visto crescere e maturare, posso dire che è uno di noi, così capace di stare tra la gente e di ascoltarla, così simile a noi da risultare indistinguibile dagli altri». Ecco una cosa di cui Crozza potrà tener conto, sempre che ne sia capace.
La riservatezza sulla fidanzata
Al bar della pasticceria gli attribuiscono una fidanzata, «ma era tempo fa»; don Giovanni gliene attribuisce due, «almeno l’ho visto con la stessa per un po’ di tempo»; al bar davanti alla chiesa ne specificano le caratteristiche cromatiche, «aveva una bionda, ora ha una mora». Tutte supposizioni, pare. Per aggiungere poi che la vera fidanzata di Alberto è la politica. «Ha fatto le fognature davanti a casa mia e anche il marciapiede. È stato un bravo sindaco». «Sì, ma di che partito?» chiede il compare di ombre. «Di destra, Lega». «Ah, bene, allora lo voto».
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9 ottobre 2025 ( modifica il 9 ottobre 2025 | 10:00)
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