di
Ruggiero Corcella

I risultati del «Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025» dell’Organizzazione mondiale della sanità. E. coli e K. pneumoniae sono responsabili delle infezioni del sangue più gravi, spesso causa di sepsi, insufficienza d’organo e morte. Il direttore generale Tedros :«L’antibiotico-resistenza sta superando i progressi della medicina moderna»

Due nomi che fino a pochi anni fa dicevano poco fuori dagli ospedali – Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae sono oggi i simboli di una minaccia che cresce in silenzio: la resistenza agli antibiotici.
Secondo il  rapporto «Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025» dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), nel 2023 un’infezione su sei tra quelle più comuni nel mondo è risultata resistente ai trattamenti antibiotici, e in alcune regioni la quota sale a una su tre. 

«La resistenza antimicrobica (Amr) sta superando i progressi della medicina moderna, minacciando la salute delle famiglie in tutto il mondo», sottolinea Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS. «Mentre i Paesi rafforzano i loro sistemi di sorveglianza sull’Amr, dobbiamo usare gli antibiotici in modo responsabile e garantire a tutti l’accesso ai medicinali appropriati, a diagnostica di qualità e ai vaccini. Il nostro futuro dipende anche dal potenziamento dei sistemi di prevenzione, diagnosi e cura delle infezioni, e dall’innovazione con antibiotici di nuova generazione e test molecolari rapidi».



















































I batteri che non rispondono più alle cure

Il Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025, che rielabora i dati provenienti da oltre 100 Paesi, evidenzia che i batteri Gram-negativi resistenti ai farmaci stanno diventando sempre più pericolosi a livello mondiale, con il peso maggiore che ricade sui Paesi meno attrezzati per rispondere all’emergenza.
Tra questi, E. coli e K. pneumoniae risultano i principali batteri Gram-negativi resistenti ai farmaci riscontrati nelle infezioni del flusso sanguigno — tra le infezioni batteriche più gravi, spesso causa di sepsi, insufficienza d’organo e morte.

Oltre il 40% dei ceppi di E. coli e più del 55% di quelli di K. pneumoniae nel mondo risultano ora resistenti alle cefalosporine di terza generazione, il trattamento di prima scelta per queste infezioni. Nella Regione Africana, la resistenza supera addirittura il 70%.
Altri antibiotici salvavita essenziali, tra cui carbapenemi e fluorochinoloni, stanno perdendo efficacia contro E. coli, K. pneumoniae, Salmonella e Acinetobacter, Shigella e Neisseria gonorrhoeae.
La resistenza ai carbapenemi, un tempo rara, è in aumento, riducendo le opzioni terapeutiche e costringendo all’uso di antibiotici di ultima istanza. Questi ultimi sono costosi, difficili da reperire e spesso non disponibili nei Paesi a basso e medio reddito.

«La resistenza antimicrobica sta superando la medicina moderna»

Tra il 2018 e il 2023 la resistenza è aumentata nel 40% degli antibiotici monitorati, con un incremento medio annuo compreso tra il 5 e il 15%.
Il rapporto si basa su dati provenienti da oltre 100 Paesi e su più di 23 milioni di infezioni confermate in laboratorio: un quadro che mostra come la minaccia non sia più confinata agli ospedali, ma riguardi ormai la salute pubblica globale.

Le regioni più colpite e i numeri del sistema GLASS

Secondo le stime dell’Oms, la resistenza agli antibiotici è più elevata nelle regioni del Sud-Est asiatico e del Mediterraneo orientale, dove una infezione su tre è resistente. Nella Regione africana la media è di una su cinque, mentre in Europa scende a una su dieci.
Le aree con i sistemi sanitari più fragili – privi di laboratori, diagnostica affidabile e accesso ai farmaci essenziali – sono anche quelle in cui la resistenza cresce più rapidamente.
Dal 2016, anno di nascita del GLASS (Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System), i Paesi partecipanti sono quadruplicati, passando da 25 a 104 nel 2023. Tuttavia, quasi la metà (48%) non ha ancora trasmesso dati completi, e molti non dispongono di sistemi digitali per una raccolta standardizzata.
Il rapporto Oms mostra anche che nelle infezioni urinarie la resistenza è tra le più alte (una su tre), seguite dalle infezioni del sangue (una su sei). In oltre 40% dei casi di sepsi da batteri Gram-negativi, il trattamento standard fallisce.

Una questione globale di salute e sviluppo

Nei Paesi a basso e medio reddito, la resistenza antimicrobica colpisce in modo sproporzionato, aggravando la mortalità e aumentando i costi sanitari. L’Oms ricorda che nel 2022 gli antibiotici classificati come «Access» – quelli di prima scelta – rappresentavano solo il 52,7% dell’uso globale, lontano dall’obiettivo del 70% entro il 2030 fissato dalle Nazioni Unite nel 2024.  La quota degli antibiotici «Watch», da utilizzare con cautela, supera invece il 70% in un terzo dei Paesi.
Questo squilibrio, combinato con la scarsa capacità di diagnosi microbiologica, accelera la diffusione dei batteri resistenti e riduce l’efficacia dei trattamenti disponibili. 

L’appello dell’Oms

La dichiarazione politica sull’Amr, adottata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2024, ha fissato obiettivi per affrontare la resistenza antimicrobica rafforzando i sistemi sanitari e promuovendo un approccio «One Health», che coordini gli interventi nei settori della salute umana, animale e ambientale.
L’Oms invita tutti gli Stati a fornire entro il 2030 dati di alta qualità sulla resistenza antimicrobica e sull’uso degli antibiotici, e a rafforzare la rete di laboratori e la capacità diagnostica.
Chiede inoltre di investire in nuove molecole antibiotiche e test rapidi, di armonizzare le linee guida cliniche con i modelli locali di resistenza, e di adottare strategie coordinate secondo l’approccio «One Health», che integri salute umana, animale e ambientale.
Solo così, sottolinea il rapporto, sarà possibile contenere una crisi che già oggi costa milioni di vite ogni anno e rischia di riportare la medicina a un’epoca pre-antibiotica.

9 ottobre 2025