di Micol Sarfatti
Giovani, belle, sposate e con figli cresciuti con cibi pseudo naturali, come l’ipercalorico sego di manzo, fanno campagna sui social per un’America di nuovo sana (Make America Healthy Again). Come riconoscerle? Cappello da cowboy e abbronzatura
Kristen Louelle Gaffney fa capolino bionda e bellissima dallo schermo. Invita i suoi oltre 200 mila followers a provare una barretta di cereali del marchio da lei fondato: SuperTrue, Super Vero, un nome dichiarazione di intenti. «È perfetta per il ritorno a scuola dei vostri figli», assicura, «solo proteine, materie prime americane, niente schifezze industriali, andrebbero bandite!». In una serie di scatti che sembrano usciti da una pubblicità vintage, Kristen ringrazia Dio e Gesù per essersi trasferita in Tennessee e poter finalmente vivere nella natura. Lei, il marito e i figli, due maschi e una femmina, corrono per i campi di grano indossando cappelli da cowboy, si abbracciano in una luce invernale rarefatta. Kristen si vanta della sua «famiglia perfetta e del marito migliore del mondo». È grazie a lui, ex campione di football, che può spendere centinaia di dollari a ottobre in decorazioni di Natale, «perché è il più figo e non un f…to perdente». Ai bambini ama offrire latte crudo, semi, merende rigorosamente biologiche. Mikyla Page ha 26 anni e una bimba di tre. Vive nello Utah e impiega la maggior parte del suo tempo a leggere liste di ingredienti: su prodotti alimentari, cosmetici, detersivi. I suoi nemici numero uno sono conservanti, additivi, coloranti, agenti chimici. Definisce questa attività «un lavoro». Nella biografia di Instagram ribadisce fiera di essere «contro più o meno tutto quello che è mainstream». È una crunchy mum, mamma croccante. Anche Diana Atieh appartiene alla tribù crunchy, tanto da inserire l’epiteto nel suo account Instagram @diaryofacrunchymum, seguito da circa 10mila persone. Ha 27 anni, una laurea a Berkley messa in un cassetto per dedicarsi alla figlia di 4 anni, al marito, al cibo sano e alla preparazione di rimedi naturali contro le malattie: dal raffreddore alla scarlattina. Alex Clark, 30 anni, capelli corvini, denti bianchissimi e volto incorniciato da orecchini di perla o brillanti, non è famosa solo su Instagram. La ribalta è arrivata con programmi radio per giovani e con il podcast Culture Apothecary, in cui si occupa di benessere e longevità. Negli episodi si scaglia contro i vaccini e la pillola anticoncezionale, mette in guardia dalla «truffa dei pannolini» e invoca «l’aiuto di Dio nel grande caos della maternità». Il programma è prodotto da Turning Points, l’associazione fondata da Charlie Kirk. Clark ama definirsi Cuteservatives, letteralmente “tenera conservatrice”.
L’Hashtag
Kristen, Mikyla, Diana e Alex sono mamme influencer. Niente di nuovo: il fenomeno è arcinoto e decennale. Qui però, ci sono strutturate avversioni ai vaccini, sostituiti da bagni di luce solare, ai medicinali e alle prescrizioni mediche in generale, dietro cui si celerebbero opachi interessi internazionali, e un’ossessione per alcuni ingredienti “miracolosi”, come il sego di manzo, un grasso di derivazione bovina ipercalorico che, a loro dire, sarebbe un toccasana per i malanni dei bambini.
Tra i testi che accompagnano le foto delle giovani donne si scorge un hashtag: #maha. È l’acronimo di Make America Healthy Again, il programma per «rendere l’america di nuovo sana», oltre che grande, lanciato da Donald Trump e dal suo segretario della Salute e dei Servizi Umani Robert F. Kennedy, dichiaratamente novax e attirato dalle sirene complottiste.
Qualunque cittadino può aderire al movimento Maha, ma le crunchy mums ne sono diventate alfiere. Il loro punto di riferimento è proprio RFK. «È bello avere qualcuno che ti sostiene come Kennedy, a volte gli uomini ci mettono più tempo a capire queste cose perché non hanno istinto materno. Le sue battaglie contro i coloranti sono fondamentali», ha detto Mikyla Page. Le mamme Maha professano la religione della naturalità in una società sempre più artificiale, la contraddizione, però, non sembra turbarle.
Lanciano proclami con visi ritoccati già in giovane età, fanno un uso intensivo dello smartphone, della tecnologia e dei filtri fotografici. Non si preoccupano nemmeno dell’esposizione dei figli minorenni, alcuni piccolissimi, sulle piattaforme social, una pratica dai rischi noti. Come ha sottolineato la giornalista del The Guardian Alaina Demopolus, tra le prime a intercettare il fenomeno, queste donne integerrime sul “fatto in casa” e negli acquisti di alimenti naturali, non esitano a promuovere diete dissennate, che inducono gravi carenze nutrizionali ai bambini, e prodotti la cui genuinità sarebbe tutta da testare, in nome di un proprio guadagno via social. Anche la naturalezza, in fondo, può essere l’anima del commercio. L’hashtag #Maha ha raccolto su TikTok quasi 300mila visualizzazioni, non sorprende che Robert Kennedy abbia dedicato il primo incontro da segretario alla Salute a queste madri pseudo salutiste, ormai un gruppo di influenza nel dibattito pubblico e non solo sui social. Con loro condivide soprattutto l’avversione ai vaccini, causa di un ritorno del morbillo, malattia che negli Usa era debellata dal dopoguerra.
Integralisti dell’abbronzatura
Per le Maha Mums l’alternativa alle profilassi è il sole, altro totem della destra trumpiana. Il presidente con il suo colorito aranciato ne è un perfetto testimonial. Le #tanlines, i segni dell’abbronzatura, sono al centro dell’ennesima moda social. Chi pensava che ustioni e unguenti senza filtri solari fossero cimeli Anni 90, sepolti da protezioni 50+, si è dovuto ricredere davanti a uno dei trend TikTok più forti della scorsa estate.
Una corsa all’ustione, da certificare con video e foto, da cui sono nati nuovi sedicenti professionisti come i “sun nutritionist”, i nutrizionisti del sole, che mettono in guardia dalle «sostanze tossiche contenute nelle protezioni solari. Il sole è naturale, non può fare male. Anzi è un alleato prezioso. Proteggersi non serve a niente, meglio cospargersi di acqua per idratarsi».
Alcuni influencer consigliano il sungazing, l’osservazione diretta del sole. In Francia il governo ha chiesto l’intervento di Arcom, il garante della comunicazione, per fermare la follia del trofeo digitale della scottatura, ambito dai giovanissimi. Il ministro della salute Yannik Neuder ha postato un video in cui diceva ai ragazzi: «La vostra pelle è la vostra vita, ne avete una sola. Non sacrificatela per 30 secondi di viralità». L’omologo americano RFK non ha invece mostrato apprensione per il caso. Anche lui sfoggia un colorito dorato tutto l’anno ed è stato paparazzato mentre usciva da un centro per l’abbronzatura di Washington. Su X ha puntato il dito contro le agenzie federali che, a suo dire, starebbero facendo una battaglia contro il sole. Se le amministrazioni Obama e Biden si erano spese in campagne sui rischi dell’abbronzatura, a cominciare dal melanoma, Trump e i suoi la riabilitano.
Nel piano Maha la mancanza di Vitamina D viene indicata come principale causa dello stress contemporaneo e di molte malattie, l’antidoto è l’esposizione alla luce solare. Nel Big Beautiful Bill, la legge di bilancio Usa, è stata proposta una tassazione agevolata per i solarium. «L’abbronzatura nell’America di Trump non è più solo una questione estetica, è politica», ha scritto Yasmin Tayag su The Atlantic. Non è un caso allora che il presidente abbia nominato come prossimo Chirurgo Generale degli Stati Uniti, cioè il più alto funzionario medico del governo e portavoce della nazione su questioni di salute pubblica, Casey Means. Medico olistico, con oltre 800mila followers su Instagram, Means ha pubblicato un bestseller in cui l’esposizione al sole viene indicata come pratica imprescindibile per una vita sana. La sfida per le #tanlines prosegue e dal 2026, dettaglio non indifferente, l’algoritmo di TikTok diventerà americano. Sarà un’altra estate di abbronzatura selvaggia?
12 ottobre 2025
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