Cosa cambia con Intesa Sanpaolo Mobile e perché conviene attrezzarsi subito. L’applicazione non funzionerà più sulle versioni più datate di Android e iOS
C’è un messaggio che comincia ad apparire sugli schermi dei clienti Intesa Sanpaolo: l’app mobile della banca smetterà presto di funzionare su alcuni telefoni. Un avviso asciutto, quasi burocratico, ma che in realtà segna una piccola svolta nel rapporto tra le banche e i loro utenti digitali. Perché non si tratta solo di un aggiornamento tecnico: per molti correntisti, significherà dover cambiare smartphone.
Il gruppo guidato da Carlo Messina ha iniziato a informare i clienti direttamente dentro l’app, spiegando che la compatibilità con i vecchi sistemi operativi verrà progressivamente interrotta tra dicembre 2025 e marzo 2026. In pratica, se avete un telefono Android o un iPhone con qualche anno sulle spalle, l’app semplicemente smetterà di aprirsi.
Un cambiamento in due tempi
La transizione avverrà in due fasi, studiate per dare un po’ di respiro a chi dovrà correre ai ripari. La prima scatta a dicembre 2025: da quel momento, Intesa Sanpaolo Mobile non potrà più essere installata né usata sugli smartphone con Android 8. È un sistema operativo di sette anni fa, quindi in realtà parliamo di telefoni molto vecchi, spesso già fuori supporto da parte di Google.
La seconda fase è quella più significativa e arriverà a marzo 2026. Da quel momento in poi, l’app diventerà inutilizzabile su dispositivi con Android 9 o 10 e su iPhone con iOS 13 o 14. In pratica, per continuare a usare la banca sul telefono servirà almeno Android 11 o iOS 15. Una soglia che taglierà fuori un numero non irrilevante di utenti, soprattutto tra chi ha scelto di non aggiornare il proprio telefono o chi usa modelli economici che non ricevono più nuove versioni del sistema operativo.
Nel caso di Android, la banca ha aggiunto due requisiti hardware: il telefono dovrà disporre del Google Play Store – quindi niente dispositivi Huawei privi dei servizi Google – e di almeno sei gigabyte di memoria RAM. È un parametro tecnico, ma dice molto: per Intesa, l’app è ormai un software complesso, che ha bisogno di risorse di calcolo e sicurezza simili a quelle di una piattaforma fintech vera e propria, non di un semplice «sportello digitale» tascabile.
Una questione di sicurezza
La motivazione ufficiale è semplice: sicurezza e prestazioni. Un’app bancaria che gira su sistemi operativi troppo vecchi diventa vulnerabile, più esposta a bug e falle di sicurezza, spesso non più coperte dalle patch di Apple e Google. È un rischio che nessuna banca può più permettersi, specie in un momento storico in cui gli attacchi informatici sono in crescita esponenziale e i furti di credenziali si giocano sempre più spesso proprio sugli smartphone.
Ma dietro la formula «per motivi di sicurezza» si intravede anche un cambio di passo più ampio. Intesa Sanpaolo, come tutte le grandi banche, sta cercando di trasformare la sua app da semplice interfaccia per operazioni bancarie in una piattaforma completa di gestione finanziaria. Dentro ci sono già i pagamenti con carta o QR, l’analisi delle spese, le carte virtuali, le donazioni ambientali, la possibilità di contattare la filiale o un consulente, perfino funzioni di trading e risparmio.
Per far girare tutto questo in modo fluido serve potenza, memoria, connessioni cifrate, compatibilità con protocolli moderni. Ecco perché, da un punto di vista tecnico, la decisione è quasi inevitabile. Più discutibile, semmai, è la comunicazione: molti utenti scopriranno la novità solo quando l’app smetterà di funzionare, o quando il telefono comincerà a mostrare messaggi di errore.
Un problema sottovalutato: l’obsolescenza digitale
Questa storia è un piccolo caso emblematico dell’obsolescenza digitale che accompagna ormai ogni servizio online. Quando la banca diventa un’app, e l’app dipende dal telefono, il ciclo di vita del dispositivo si accorcia di colpo. Se un tempo si poteva tenere lo stesso smartphone per cinque o sei anni, oggi chi lo fa rischia di vedersi chiuse le porte della propria banca, dei servizi sanitari, perfino dei biglietti elettronici.
Il cliente medio di Intesa Sanpaolo, soprattutto quello sopra i cinquanta, spesso usa ancora un telefono vecchio ma perfettamente funzionante. È probabile che non senta alcuna urgenza di cambiarlo, finché tutto continua ad andare. Ma quando a smettere di funzionare è l’app della banca – quella che serve per pagare un F24, fare un bonifico o autorizzare un acquisto online – la questione si fa concreta.
Chi non avrà un telefono compatibile, dopo marzo 2026, potrà comunque accedere al proprio conto tramite il sito web, da computer o da browser mobile. Ma è evidente che l’esperienza sarà diversa: più lenta, meno integrata, con meno funzioni. L’app, per la banca, è ormai il canale principale.
La nuova versione dell’app
Il cambiamento di compatibilità si accompagna all’arrivo della nuova versione, la 4.0.0, che sostituisce la precedente 3.22. Una revisione importante, più veloce e con un’interfaccia rinnovata, in fase di rilascio progressivo da ottobre 2025. Anche qui, il salto tecnico è evidente: la nuova app è più pesante, più sicura, costruita su librerie recenti di Android e iOS. È la naturale evoluzione di un software che ormai integra funzioni di intelligenza artificiale e riconoscimento biometrico.
Chi la usa noterà probabilmente un design più pulito e tempi di caricamento ridotti. Ma la vera novità è dietro le quinte: la banca ha riscritto gran parte del codice per prepararsi alle prossime evoluzioni del mobile banking, comprese le future integrazioni con i wallet digitali europei e i sistemi di identità elettronica.
L’altra faccia della modernità
In fondo, questo episodio racconta un aspetto tipico del nostro tempo: il progresso come forza che spinge in avanti senza guardare troppo indietro. È vero che un telefono del 2017 non è più un ambiente sicuro per gestire dati bancari. Ma è anche vero che costringere milioni di persone a cambiare dispositivo ogni quattro o cinque anni non è sostenibile, né dal punto di vista economico né ambientale.
La sfida, per le aziende tecnologiche e per le banche, sarà trovare un equilibrio tra innovazione e compatibilità, tra sicurezza e longevità dei dispositivi. Intesa Sanpaolo, da questo punto di vista, ha scelto la linea della sicurezza assoluta, al costo di qualche mugugno.
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22 ottobre 2025 ( modifica il 22 ottobre 2025 | 16:53)
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