Camminare è uno dei gesti più semplici e naturali dell’uomo, ma anche uno dei più potenti strumenti di prevenzione che abbiamo a disposizione. Ogni passo compiuto non serve soltanto a spostarci da un luogo all’altro: muovere il corpo in modo regolare significa stimolare l’intero organismo, mantenere efficiente il metabolismo, sostenere il cuore, il cervello e persino il sistema immunitario. Oggi, nuove prove scientifiche dimostrano che il movimento può diventare un vero scudo contro alcune delle forme di cancro più temibili, quelle che colpiscono l’apparato digerente.

Una nuova ricerca, pubblicata sulla rivista JAMA Oncology e illustrata dai colleghi di Today.it ha messo in luce come un’attività fisica costante, anche moderata, sia in grado di ridurre in modo significativo il rischio di sviluppare tumori al colon, al fegato o al pancreas, e persino di morire a causa di queste patologie. Gli autori dello studio (un gruppo di epidemiologi e medici della Harvard T.H. Chan School of Public Health) parlano di risultati “rivoluzionari”, che riscrivono le regole della prevenzione oncologica, perché chiariscono finalmente quanto conti la regolarità del movimento nel corso della vita.

Lo studio e la ricerca negli anni

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno seguito nel tempo oltre 231.000 uomini e donne americani di età compresa tra i 40 e i 75 anni, osservandoli per un periodo di 32 anni. All’inizio nessuno dei partecipanti aveva una storia di cancro o di malattie cardiache. I dati provenivano da tre grandi indagini epidemiologiche di lungo corso (la Health Professionals Follow-up Study, la Nurses’ Health Study e la Nurses’ Health Study II) che da decenni monitorano lo stato di salute di migliaia di persone negli Stati Uniti.

Lo stile di vita e l’alimentazione

Ogni 2 o 4 anni, i volontari compilavano questionari dettagliati sul proprio stile di vita, sull’alimentazione e, soprattutto, sull’attività fisica svolta nel tempo libero: dalle semplici camminate al jogging, dal nuoto al ciclismo, fino agli esercizi di potenziamento muscolare. Incrociando queste informazioni con le cartelle cliniche, i ricercatori hanno potuto verificare oltre 6.500 nuove diagnosi di tumori gastrointestinali e quasi 3.800 decessi correlati a queste patologie.

Quante ore camminare per ridurre il rischio di tumore

L’analisi ha rivelato che le persone più attive avevano un rischio di ammalarsi ridotto di circa il 17% rispetto a chi conduceva una vita sedentaria. Ma il dato più interessante riguarda la costanza nel tempo: mantenere un livello di attività moderata – circa cinque ore di camminata veloce o due ore di corsa – nel corso degli anni si è dimostrato il fattore più protettivo in assoluto. Oltre questa soglia, i benefici tendevano a stabilizzarsi, mentre chi oscillava tra periodi di attività e inattività non otteneva gli stessi risultati.

In sostanza, non è la prestazione atletica a fare la differenza, ma la regolarità del movimento nel lungo periodo. Un’abitudine costante che, secondo gli autori dello studio, contribuisce a prevenire l’insorgenza di tumori che spesso impiegano decenni per svilupparsi, come quelli del colon, dello stomaco, del pancreas o del fegato.

Il potere dell’attività fisica

Il vantaggio non dipende soltanto dal mantenimento di un peso corporeo adeguato. L’esercizio fisico, spiegano gli autori, agisce su diversi fronti: migliora la sensibilità all’insulina e quindi il controllo degli zuccheri nel sangue; riduce l’infiammazione cronica, terreno fertile per la crescita tumorale; rinforza il sistema immunitario, rendendolo più efficiente nel riconoscere e distruggere le cellule malate. Ma c’è di più. Il movimento regolare favorisce una migliore digestione, riducendo il tempo di permanenza delle tossine nell’intestino e limitando così il contatto con le pareti intestinali.

Il dottor Yiwen Zhang, coordinatore dello studio, ha spiegato che questi effetti “sistemici” dell’attività fisica sono in grado di modificare in profondità i processi biologici che precedono la formazione del tumore. “Molti tumori gastrointestinali impiegano decenni a svilupparsi – ha affermato – Per questo, mantenere un’attività fisica costante per tutta la vita è probabilmente uno dei modi più efficaci per prevenirli”.

Colpiti sempre di più i giovani

Nel 2024, i tumori dell’apparato digerente – che comprendono quelli della bocca, della gola, dell’esofago, dello stomaco, dell’intestino, del pancreas, della cistifellea e del fegato – hanno rappresentato circa il 40% di tutti i decessi per cancro nel nostro Paese. In Italia, il tumore del colon-retto rimane una delle neoplasie più diffuse: ogni anno si registrano quasi 49.000 nuovi casi, e per molte persone la diagnosi arriva ancora in stadio avanzato.

Un dato che preoccupa gli esperti è l’età sempre più bassa alla diagnosi. Il tumore del colon-retto, tradizionalmente associato a soggetti oltre i 60 anni, oggi colpisce con maggiore frequenza anche individui tra i 30 e i 40 anni. Le cause non sono ancora del tutto chiare, ma gli studiosi concordano sul ruolo determinante di abitudini di vita sempre più sedentarie, alimentazione ricca di grassi e povera di fibre, sovrappeso, fumo e consumo di alcol. In questo contesto, l’attività fisica diventa non solo una buona abitudine, ma una vera e propria misura di salute pubblica.

Anche pochi passi contano

Lo studio di Harvard dimostra che il massimo beneficio si ottiene con livelli di attività fisica superiori a quelli oggi raccomandati dalle linee guida internazionali. Attualmente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e i principali enti di salute pubblica consigliano agli adulti di praticare almeno 150 minuti di attività moderata a settimana, oppure 75 minuti di attività intensa, integrando esercizi di rafforzamento muscolare due volte a settimana. 

Lo studio pubblicato su JAMA Oncology ha però mostrato che per ottenere la massima riduzione del rischio di tumori gastrointestinali servirebbero quantità quasi doppie di movimento: circa cinque ore di camminata veloce o due ore di corsa alla settimana, mantenute con costanza nel corso di decenni. Ciò non significa che chi non raggiunge tali livelli sia destinato a non trarre beneficio.

Gli stessi ricercatori invitano a non scoraggiarsi: anche quantità più ridotte di esercizio, se praticate con regolarità, producono vantaggi concreti per la salute generale e contribuiscono a ridurre il rischio di tumore. Un commento firmato dagli oncologi dell’Università di Sydney, pubblicato nella stessa rivista, conferma questo messaggio: “Non tutti possono raggiungere gli standard ideali, ma anche piccole dosi di attività fisica, mantenute nel tempo, hanno un impatto positivo sulla salute”. In altre parole, non serve essere maratoneti: ciò che conta davvero è muoversi ogni giorno, con costanza e convinzione.

L’appello degli esperti

Alla luce dei risultati di questo studio, gli esperti lanciano un appello ai governi e ai sistemi sanitari: serve un cambio di prospettiva nella promozione dell’attività fisica, che non può più essere considerata un gesto individuale, ma una vera e propria strategia di salute pubblica. Significa progettare città che invitino a camminare, creare spazi verdi accessibili, promuovere programmi di esercizio guidato e avviare campagne di sensibilizzazione che aiutino i cittadini a riconoscere nel movimento un investimento concreto nella propria longevità.

Le proiezioni per il 2040 parlano chiaro: a livello mondiale, i casi di tumore del colon retto sono destinati a crescere, con oltre 270.000 nuove diagnosi attese tra i giovani sotto i 50 anni. Di fronte a questi numeri, la prevenzione non può più limitarsi ai controlli periodici o a una dieta equilibrata. È necessario integrare il movimento nella vita quotidiana, facendone una priorità non solo sanitaria, ma anche culturale e sociale. In fondo, il messaggio è chiaro: per proteggere il corpo e la mente dai mali del futuro, non servono terapie costose né tecnologie sofisticate. Basta cominciare a camminare, ogni giorno, e non smettere più.