di
Elena Meli
Le incoraggianti prospettive per ridurre il colesterolo con farmaci per bocca efficaci quanto quelli iniettabili o con terapie basate sull’editing genetico
In un prossimo futuro, nessuno avrà davvero più scuse per non tenere sotto controllo il colesterolo Ldl, quello «cattivo», che oggi sappiamo essere una causa diretta di infarti e ictus: le terapie già in uso sono molto efficaci, ma all’orizzonte ne stanno arrivando altre che promettono di consentire una personalizzazione delle cure estrema, per ridurre il colesterolo quanto serve in tutti, proprio tutti i pazienti.
Nuovi farmaci orali
È il caso di un nuovo inibitore di PCSK9 che si può prendere per bocca, anziché iniettare: PCSK9 è una proteina che regola l’attività del recettore cellulare che ‘intrappola’ il colesterolo LDL in circolo, se c’è molta PCSK9 il recettore viene eliminato e il colesterolo resta nel sangue, se si blocca la proteina e ce n’è poca il recettore continua a fare il suo lavoro e il colesterolo scende. Da tempo esistono potenti inibitori di PCSK9, anticorpi monoclonali che vanno iniettati e sono molto efficaci nel ridurre il colesterolo Ldl; il nuovo farmaco, enlicitide decanoato, si prende invece una volta al giorno per bocca ed è un cosiddetto macropeptide, una molecola proteica che blocca l’interazione fra PCSK9 e il recettore per il colesterolo Ldl. I risultati della sperimentazione clinica su persone con ipercolesterolemia familiare eterozigote, che per motivi genetici hanno il colesterolo molto elevato, sono stati presentati nei giorni scorsi al congresso dell’American Heart Association e pubblicati sul Journal of the American Medical Association: il farmaco ha dimostrato di ridurre di circa il 60 per cento il colesterolo Ldl nell’arco di sei mesi, un effetto simile a quello che si ottiene con le iniezioni.
Terapie innovative
Il farmaco, che ha anche un buon profilo di sicurezza, è ancora in fase sperimentale e non è in commercio, ma promette di poter essere un’arma in più per aiutare nel controllo del colesterolo; è ancora più futuribile l’applicazione della tecnologia di editing genetico al controllo del colesterolo, ma sul New England Journal of Medicine sono stati pubblicati i risultati di uno studio che ha utilizzato le «forbici molecolari» CRISPR-Cas-9 per intervenire su una proteina, ANGPTL3, che quando perde la sua funzione si associa a una riduzione drastica del colesterolo Ldl e dei trigliceridi, oltre che a un minor rischio cardiovascolare. I ricercatori hanno trattato appena 15 persone con un’ipercolesterolemia grave che non rispondeva ad altre cure, ma i risultati sono incoraggianti: il trattamento alla dose più alta ha ridotto del 49 per cento il colesterolo Ldl e del 45 per cento i trigliceridi, ma restano molti interrogativi sulla sicurezza a cui rispondere perciò servirà tempo perché questa diventi un’alternativa concreta. Intanto, c’è invece un buon grado di certezza che gli inibitori ‘classici’ di PCSK9 siano efficaci non solo nel ridurre livelli di colesterolo Ldl, ma anche la probabilità di infarti e ictus: dati presentati al congresso statunitense e pubblicati sul New England Journal of Medicine hanno mostrato che uno di questi farmaci, evolocumab, abbassa del 36 per cento la probabilità di eventi cardiovascolari gravi in persone ad alto rischio che non hanno mai avuto un infarto o un ictus.
11 novembre 2025 ( modifica il 11 novembre 2025 | 17:15)
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