di
Redazione Online
Il regime bielorusso ha ordinato la scarcerazione di 123 detenuti su richiesta del presidente Usa Donald Trump: tra loro Ales Bialiatski, vincitore del Nobel per la Pace 2022, e Maria Kolesnikova, una delle figure centrali dell’opposizione
Il regime bielorusso ha liberato 123 prigionieri, inclusa una delle leader dell’opposizione, Maria Kolesnikova, ed il Nobel per la Pace 2022 Ales Bialiatski.
Lo hanno reso noto i media di stato e la notizia è stata confermata da gruppi di attivisti per i diritti umani.
Secondo i media bielorussi, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko – uno dei principali alleati del presidente russo Vladimir Putin – ha graziato i condannati su richiesta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump in cambio della revoca delle sanzioni contro l’industria bielorussa del potassio «e in relazione alla transizione verso una fase pratica del processo di revoca di altre sanzioni illegali» contro il Paese.
All’operazione hanno partecipato anche i servizi segreti ucraini, ha rivelato il presidente Volodymyr Zelensky. «Grazie al ruolo attivo degli Stati Uniti e alla collaborazione dei nostri servizi di intelligence, circa un centinaio di persone, tra cui cinque ucraini, stanno tornando in libertà».
L’annuncio della revoca delle sanzioni sul potassio è stato dato dall’inviato speciale degli Stati Uniti in Bielorussia, John Cole, che venerdì e sabato ha incontrato Lukashenko a Minsk.
Chi è Ales Bialiatski
Bialiatski era stato premiato l’anno dopo che l’Accademia del Nobel aveva reso omaggio al giornalista dissidente russo Dmitry Muratov. Veterano della difesa dei diritti umani in Bielorussia, Bialiatski aveva ricevuto il Nobel insieme con la storica organizzazione russa per i diritti umani Memorial e con l’organizzazione non governativa ucraina Center for Civil Liberties.
Nato in Carelia, Russia, il 25 settembre 1962, Bialiatski ha fondato nel 1996 a Minsk il centro per i diritti umani Viasna, che significa primavera (spring96.org). Da allora è stato arrestato 25 volte. L’ultima nel 2020, quando in Bielorussia scoppiò la grande rivolta pacifica che sembrava sul punto di scalzare la dittatura di Lukashenko. Non è andata così, anche per via del sostegno fornito da Mosca al governo vassallo di Minsk.
Fino a oggi Bialiatski, laurea in storia e filologia, capelli incanutiti e barba sale e pepe, è stato detenuto in una cella buia nel seminterrato di una prigione di massima sicurezza.
Chi è Maria Kolesnikova
Kolesnikova, oggi 43enne, era stata condannata a 11 anni di carcere nel 2021 a seguito delle proteste seguite alle elezioni presidenziali bielorusse del 2020.
La donna ha già parlato con sua sorella, Tatyana Khomich, ha affermato Igor Kravtsov, rappresentante della squadra del leader dell’opposizione bielorussa Viktor Babariko, anch’egli tra i rilasciati. Secondo Kravtsov, Kolesnikova si trova già fuori dalla Bielorussia.
Kolesnikova, che per 12 anni aveva vissuto in Germania, unì le forze con altre due donne – Svetlana Thikanovskaya e Veronika Tsepkalo – per guidare la campagna contro Lukashenko nelle elezioni presidenziali del 2020. Nelle settimane immediatamente precedenti al voto attirarono folle di decine di migliaia di persone, cogliendo di sorpresa le autorità. Lukashenko rivendicò la vittoria alle elezioni, ma Thikanovskaya lo accusò di brogli, raccogliendo il sostegno dei governi occidentali, da quelli europei a quello statunitense. Scoppiarono proteste di massa pro-democrazia e migliaia di persone furono arrestate. Thikanovskaya, Tsepkalo e altri fuggirono in esilio; Kolesnikova giurò di restare. È stata detenuta in regime di isolamento per la maggior parte dei suoi cinque anni e tre mesi di carcere; nel 2022, ha subito un’operazione per un’ulcera peptica e peritonite. Ha trascorso lunghi periodi da sola in una cella minuscola e maleodorante, dove il bagno era un buco nel pavimento, secondo le informazioni raccolte da fonti carcerarie dalla sua famiglia e dai suoi sostenitori.


Articolo in aggiornamento…
13 dicembre 2025 ( modifica il 13 dicembre 2025 | 16:17)
© RIPRODUZIONE RISERVATA