di
Valentina Iorio
I leader dei 27 Paesi membri dell’Ue, al vertice di giovedì 18 e venerdì 19 dicembre, dovranno decidere se ratificare l’accordo di libero scambio
In gioco c’è la possibilità di creare la più vasta area di libero scambio al mondo, con oltre 700 milioni di consumatori e la credibilità dell’Europa come partner commerciale affidabile, come ha evidenziato il commissario europeo al Commercio, Maroš Šefcovic, in un’intervista al Financial Times. I leader europei, al vertice di giovedì 18 e venerdì 19 dicembre, dovranno decidere se ratificare l’accordo di libero scambio tra Ue e Mercosur, ovvero Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.
Senza il via libera da parte degli Stati membri, non sarà possibile firmare l’accordo il 20 dicembre, quando la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dovrebbe volare in Brasile per siglare l’intesa con il presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Il voto dell’Italia sarà decisivo per dare il via libera all’intesa o formare una minoranza di blocco che potrebbe far naufragare l’accordo.
Cos’è il Mercosur?
È il mercato comune del Sud, un blocco commerciale sudamericano istituito nel 1991. I suoi membri sono Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Nel loro complesso, questi Paesi costituiscono la sesta economia più grande del mondo, con una popolazione totale di 270 milioni di persone.
Cosa prevede l’accordo?
Nel dicembre 2024 l’Unione europea ha raggiunto un accordo politico con i quattro membri fondatori del Mercosur: Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. L’accordo prevede che, nell’arco di dieci anni, il Mercosur liberalizzi il 90% delle importazioni di beni industriali europei e il 93% dei prodotti agricoli, riducendo progressivamente le barriere tariffarie e non tariffarie. Attualmente le tariffe tra i due blocchi sono molto elevate. Parliamo di dazi fino al 35% sui ricambi auto, al 20% sui macchinari, al 18% sui prodotti chimici e al 14% su quelli farmaceutici. Mentre l’Ue impone dazi fino al 15% circa sui prodotti agricoli sudamericani.
Quali sono i vantaggi?
L’accordo farebbe risparmiare alle imprese dell’Ue quattro miliardi di euro di dazi all’anno. Faciliterebbe le esportazioni con procedure doganali più semplici e consentirebbe alle imprese europee di presentare offerte per gli appalti pubblici in condizioni di parità con le imprese del Mercosur. Si prevede anche un accesso preferenziale esclusivo ad alcune materie prime critiche.
Quali sono le opportunità per le imprese italiane?
L’Italia può trarre benefici significativi dall’accordo, soprattutto per macchinari, automotive e chimico-farmaceutico. Confindustria ricorda che il Mercosur vale 14 miliardi per l’Italia. Per Federmacchine l’intesa rappresenta un’opportunità strategica di primaria importanza per il sistema industriale italiano, in particolare per la meccanica, la tecnologia e l’intero comparto del Made in Italy. Secondo un’analisi d’impatto commissionata dal ministero degli Esteri nel 2021 per valutare gli effetti dell’accordo, entro il 2036, le esportazioni totali di beni e servizi dell’Ue aumenterebbero di circa 25 miliardi di dollari e l’Italia sarebbe il maggior beneficio tra i 27 Paesi membri, con una quota del 14% (3,5 miliardi di dollari).
Quali quelle per l’export agroalimentare?
Il Mercosur, come ha ricordato più volte la Commissione europea, rappresenta un’opportunità per prodotti europei di alta qualità come vini, formaggi, cioccolato e carne di maiale, che sono soggetti a tariffe elevate. L’accordo inoltre riconoscerà 344 indicazioni geografiche europee, vietando imitazioni e termini, simboli, bandiere o immagini fuorvianti.
Perché gli agricoltori sono preoccupati?
Gli agricoltori europei temono la concorrenza dei prodotti sudamericani, in particolare zucchero, carne bovina, pollame, mais. La preoccupazione è che l’accordo faciliti l’ingresso di prodotti che non rispettano gli standard previsti nell’Ue.
Sono stati previsti ulteriori meccanismi di tutela?
La Commissione europea ha fissato delle quote di importazione, con dazi ridotti o zero, per alcuni prodotti considerati «sensibili» come carne di manzo, pollame, zucchero. Inoltre tutti i prodotti importati devono rispettare le norme europee in materia di sicurezza alimentare. Il Parlamento europeo e il Consiglio, secondo quanto emerso ieri, avrebbero trovato un accordo preliminare su questo, che prevede l’introduzione di una soglia dell’8% alle importazioni, allo scattare della quale l’Ue potrebbe intervenire, e una dichiarazione sugli standard per i prodotti agroalimentari importati e sui controlli sanitari.
Tutto il settore agro-alimentare è contrario?
No, a favore dell’accordo si sono espressi diversi comparti dal vino ai formaggi. Anche Federalimentare spinge per la ratifica. «La Ue è di fronte ad un bivio: soccombere ai dazi Usa e alla spinta espansiva dell’export cinese, oppure aprire nuovi grandi mercati per il suo export», ha dichiarato il presidente Paolo Mascarino. Critiche invece Coldiretti e Filiera Italia secondo le quali il via libera al Mercosur dovrebbe essere subordinato all’introduzione vincolante di principi di reciprocità.
Qual è la posizione del governo italiano?
Per il momento non ci sono state dichiarazioni ufficiali sul voto. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto: «Noi siamo favorevoli a firmare l’accordo, c’è da vedere cosa si può e si deve correggere per le clausole di salvaguardia per alcuni settori del mondo agricolo». «Il Mercosur è un buon accordo che può diventare ottimo se si riesce a fare un passo decisivo sulla reciprocità», ha aggiunto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Al Parlamento europeo, nel voto sulle «clausole di salvaguardia», la maggioranza si è divisa. Forza Italia ha votato a favore in linea con il resto del Ppe, Fratelli d’Italia si è astenuta e la Lega ha votato contro.
Quali sono i Paesi favorevoli e quelli contrari?
La Germania spinge per un via libera all’accordo che spera possa dare respiro alla sua industria in difficoltà. Tra i favorevoli ci sono anche la Spagna e i Paesi del Nord Europa. Polonia e Ungheria sono contrarie. Ma anche Austria, Irlanda e Francia frenano. Il governo francese chiede il rinvio del voto al Consiglio europeo. Se Roma si unirà a Parigi, potrebbe garantire al fronte dei contrari i numeri per bloccare l’accordo.
Come funziona il voto del Consiglio dell’Ue?
Per ratificare l’accordo è necessaria la maggioranza qualificata. Questo significa che devono votare a favore almeno 15 stati membri dell’Unione europea che rappresentino almeno il 65% della popolazione. La «minoranza di blocco» invece si forma se un gruppo di almeno quattro Stati membri (che rappresentino il 35% della popolazione Ue) si oppone all’adozione di una decisione. In questo caso il via libera salta anche se la maggioranza qualificata è tecnicamente raggiunta.
Qual è la posta in gioco per l’Europa?
Il commissario Šefcovic e i diplomatici europei hanno avvertito che, se il voto di questa settimana venisse rinviato, i Paesi del Mercosur potrebbero ritirarsi dall’accordo. Questo vanificherebbe gli sforzi dell’Ue volti a diversificare i partner commerciali e rischia di mettere a repentaglio la credibilità dell’Europa in una fase in cui gli sforzi per ampliare gli accordi commerciali si stanno moltiplicando nel tentativo di ridurre l’impatto della tariffe Usa e garantire nuove opportunità all’industria europea.
«Un ulteriore rinvio dell’accordo rischierebbe di favorire gli Stati Uniti che vogliono costruire una relazione esclusiva con l’America Latina e potrebbero intromettersi per far saltare l’accordo», sottolinea Antonella Mori, head Programma America Latina dell’Ispi. «L’accordo rappresenta una grande opportunità per l’industria e anche per una parte del settore agroalimentare», aggiunge. A chi paventa il rischio di un’invasione di prodotti agroalimentari dal Sud America, Mori ricorda che «oggi, rispetto a 25 anni fa quando sono iniziate la trattative, la tecnologia rende più facile tracciare i prodotti e controllare che siano conformi agli standard europei». Inoltre, conclude, «gran parte dell’export agroalimentare del Mercosur oggi ha come mercato di sbocco la Cina, quindi non ci sono rischi di un dirottamento della sovra-produzione verso l’Unione europea. L’impatto sull’agricoltura sarebbe quindi circoscritto e mitigato dalle clausole di salvaguardia previste dall’accordo».
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18 dicembre 2025
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