di
Chiara Maffioletti

Intervista a Simona Ventura, uno dei tanti volti televisivi scoperti dal conduttore morto sabato 16 agosto all’età di 89 anni: «Una fortuna lavorare con lui»

L’ha scoperta lui. Anche Simona Ventura. Pippo Baudo è stato tra i primi a vedere il potenziale della grande conduttrice nella giovane giornalista che parlava di calcio su Telemontecarlo. «È stato il maestro di tanti, ma mio in particolare, non posso dimenticarlo», conferma.

Cosa ha fatto per lei?
«Mi ha dato sempre un’occasione. L’ho conosciuto nel 1992 quando mi ha detto di fare “Domenica In” con lui, un’occasione incredibile. Negli anni abbiamo fatto tante cose insieme, mi ha dato anche il timone del “Dopofestival” nel 2002, con Giorgino. Gli sarò per sempre riconoscente».



















































Com’era lavorare con lui?
«Frequentarlo è stato veramente importante, proprio perché era un maestro, ti insegnava le arti del mestiere, diceva di prepararsi moltissimo: tante delle basi che ho avuto le devo a lui».

Siete sempre rimasti in contatto?
«Sempre, l’ultima volta che l’ho visto è stato due anni fa a Rimini, dove mi trovo ora. Facemmo un pranzo anche con Al Bano, due mostri sacri di questo mestiere. Era stato bello».

Baudo era una persona che dava consigli sul lavoro?
«Tantissimi. Io riuscivo a carpire anche quello che non diceva. E poi era coltissimo: sapeva tutto di ogni spettacolo, televisivo, teatrale, e sapeva di musica ovviamente. Ma in generale sapeva di tutto. Quando facevamo “Domenica In”, il lunedì io andavo sempre da lui e a seconda di come metteva le braccia capivo se era arrabbiato o se andava tutto bene. Con me non si arrabbiava quasi mai, forse perché avevo capito che voleva la sintesi e lo mettevo in pratica».

La sua morte è la fine di un’epoca?
«Era la televisione. Con la sua morte di sicuro un certo tipo di tv se ne va per sempre, così come un’Italia che rimpiangiamo e rimpiangeremo. Era l’ultimo Highlander di tanti grandi maestri che abbiamo avuto, da Mike a Costanzo, Vianello, Raffaella Carrà. È stato un gigante e porterò sempre con me i suoi dettami».

È vero che sul lavoro incuteva anche un certo timore?
«Certo, era un mito quindi quando eri davanti a lui un po’ di paura l’avevi. Ma ero riuscita a entrare in empatia con Pippo, lo chiamavo spesso, quando ho fatto la mia web tv fece subito un’intervista. Era curioso, una persona fantastica, ci mancherà tanto».

Gli ultimi anni come sono stati?
«Stava molto male ultimamente. Provavo a chiamarlo, non era sempre semplice entrare in contatto, ma mi rimangono dei momenti bellissimi».

Tra i tanti, quali?
«Ripenso al Dopofestival, quando ha aumentato i nostri minuti perché gli piaceva quel che facevamo. Diceva: “Mi dai la scaletta Simona?” Non lo facevo mai ma a lui andava sempre tutto bene, un grande atto di fiducia, pur essendo uno che controllava tutto».

E ai tempi del suo Sanremo?
«In pratica avevamo preso il posto suo, si era un pochino offeso. Ma gli dissi: “Pippo, mi hanno chiamato a un mese e mezzo dall’inizio, è un treno che devo prendere perché so che non ripasserà”. Detto questo lui è stato anche Sanremo. Siamo stati tanto fortunati ad avere un artista vero. Era il mega direttore di tutti i ruoli. Lavorare con Pippo è stata una fortuna».

La tv avrebbe potuto dargli di più?
«Di certo ha mantenuto un amore da parte del pubblico incondizionato. Era anche un personaggio controverso, perché si metteva contro i poteri forti, lo abbiamo visto tante volte. È caduto spesso ma sempre si è rialzato, è stato un italiano coraggiosissimo e vero. Poteva avere di più? Forse se fosse stato più servile si, ma non era lui. E per questo lo amiamo anche di più».

17 agosto 2025 ( modifica il 17 agosto 2025 | 08:24)