Meditazione e yoga: semplice. Se sul web è un proliferare di esercizi, diete e pratiche che promettono l’eterna giovinezza, in realtà per ringiovanire il cervello basterebbe molto meno. Certo, il movimento fisico conta, così come l’allenamento di forza e lo sport aerobico. Ma la vera combinazione vincente, quella che ci aiuta a vivere in salute e con la mente presente, sta proprio nell’incontro tra queste due pratiche millenarie orientali. Una “combo” capace di ridurre l’età cerebrale e farci sentire più vitali, qui e ora.

La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Mindfulness, fatta da alcuni affiliati di Harvard, si è concentrata sugli effetti di un ritiro intensivo di meditazione chiamato Samyama Sadhana, organizzato dall’Isha Foundation. Un percorso rigoroso di una settimana fatto di silenzio, concentrazione profonda, esercizi respiratori e pratiche yogiche tradizionali. Per lo studio i ricercatori hanno utilizzato tecnologie EEG durante il sonno dei partecipanti per misurare l’attività elettrica cerebrale e calcolare il Brain Age Index (BAI) – un indicatore affidabile dello stato di salute del cervello e del rischio di declino cognitivo futuro.

I partecipanti al campus mostravano un cervello che, in media, sembrava 5,8 anni più giovane della loro età anagrafica. Non solo: il gap era significativo anche rispetto a persone sane e fisicamente attive che non praticavano meditazione. Un dato che suggerisce come le pratiche meditative non solo rallentino il declino cerebrale, ma potrebbero addirittura invertirlo, con benefici che si estendono alla prevenzione di disturbi neurodegenerativi come Alzheimer e demenza.

Perché il cervello ringiovanisce con meditazione e yoga?

Ma cosa significa, in pratica, avere un cervello “più giovane”? Significa che le aree legate a memoria, attenzione e apprendimento – l’ippocampo e la corteccia prefrontale, per intenderci – mostrano una maggiore vitalità. Queste sono le prime a risentire dell’invecchiamento, ed è qui che yoga e meditazione fanno la differenza: stimolano la neuroplasticità, cioè la capacità del cervello di riorganizzarsi, creare nuove connessioni e reagire meglio agli stress della vita quotidiana. Altri studi Harvard avevano già dimostrato che otto settimane di mindfulness bastano a modificare fisicamente la struttura cerebrale, con una riduzione dell’attività dell’amigdala (la centralina della paura) e un rafforzamento delle aree dedicate a concentrazione ed empatia.

La palestra mental, biohacking minimalista

In un’epoca in cui il biohacking è diventato la nuova ossessione – integratori, wearable, terapie criogeniche – la verità è che l’allenamento mentale low-tech funziona meglio di qualsiasi gadget. E la cosa bella è che serve solo un tappetino, qualche minuto di silenzio e un po’ di costanza. Sedersi, respirare, muovere il corpo in modo consapevole: è il biohacking primordiale, quello che non costa niente ma allunga la vita al cervello. Non servono programmi rigorosi, ma basta un piccolo circuito quotidiano, come faresti per il corpo. Un workout essenziale, senza sudore né pesi, ma che allena memoria, attenzione e gestione dello stress con la precisione di un personal trainer neuroscientifico. Una routine base di 15-20 minuti, magari da fare appena svegli, prima di iniziare la giornata.