di
Francesca Visentin
Per molti anni Francesca Senette è stata giornalista di punta del Tg4: «L’ho visto quattro anni fa, era fragile. Mi dispiace per come è finita la sua carriera. Oggi sono insegnate di yoga: gli stereotipi mi scivolano addosso»
Dai riflettori del Tg, alla tv del benessere. La nuova vita di Francesca Senette, per molti anni giornalista di punta del Tg4 Mediaset di Emilio Fede, conduttrice su Rai2 e La7, è all’insegna della mindfulness. Life coach e insegnante di Hatha Yoga, alla soglia dei 50 anni (li compie il 26 settembre), non cambierebbe la scelta che dieci anni fa l’ha portata ad allontanarsi dalla tivù delle notizie di cronaca e di politica, per dedicarsi al benessere attraverso lo yoga. La morte di Emilio Fede, suo mentore, la persona che l’ha voluta al Tg4 quando era ancora una giornalista agli esordi, evoca tanti ricordi di quel passato da star che Senette ha scelto di lasciarsi alle spalle.
Francesca Senette, come sta vivendo la morte di Emilio Fede?
«È stato un grande giornalista, alla guida del Tg4, era come un leone, quel notiziario ha fatto la storia. Poi con gli anni ha cambiato la sua cifra, per molti la sua grande amicizia per Berlusconi è stata letta solo in ottica di grande faziosità. E da un certo punto in poi era considerato fazioso anche chi lavorava con lui, mentre nella sua redazione c’erano tutte le anime, destra e sinistra, tutte valorizzate professionalmente».
Cosa le ha lasciato Emilio Fede?
«Sono molto riconoscente a Emilio Fede perché ha creduto in me quando ero giovane e agli inizi della carriera, mi ha dato spazio, tempo, mi ha insegnato come stare davanti a una telecamera. Ho sempre ripetuto che gli sono molto riconoscente, anche quando la sua stella si era eclissata. E lo ripeto anche oggi. Lui diceva che spesso la riconoscenza è solo di chi vuole chiedere nuovi favori, ma da parte mia non è mai stato così. Mi diceva che capisco le cose al volo, mi ha sempre dimostrato affetto, anche nei confronti di mio marito e di mia figlia Alice, all’epoca mio figlio Tommaso non era ancora nato. Al Tg4 di Fede mi chiamò Berlusconi quando avevo 23 anni, mi aveva vista su AntennaTre dove lavoravo, si sono sprecate illazioni su di me, ma non sono mai stata raccomandata, né sostenuta politicamente».
Quando ha visto Emilio Fede l’ultima volta?
«L’ho visto quattro anni fa, l’avevo trovato molto fragile e sofferente… Peccato che la sua carriera sia finita così male, al netto di tutto umanamente mi dispiace molto. Per me è stato un maestro, mi ha sempre sostenuta. Anche se non è stato contento quando ho scelto di andarmene…»
A una donna bella il successo non viene perdonato, a 18 anni come a 50…
«Lo stereotipo della “bionda” mi ha accompagnata per tutta la vita. È un preconcetto nel dna delle persone, è endemico, patriarcato puro interiorizzato inconsapevolmente. Ormai mi scivola addosso, anzi ci gioco… “da una bionda non ve lo aspettavate, eh?” butto lì, in alcune situazioni. All’Università ero una studentessa brillante, ma ogni successo accademico era sempre costellato di frecciatine sessiste… A mio padre a 17 anni dicevo: “Non dirmi che sono bella, dimmi che sono intelligente”. Sono sempre stata una secchiona e mai raccomandata da nessuno. Nel mio lavoro di giornalista ho incontrato molte persone che avrebbero potuto essermi utili o sostenermi nei momenti di difficoltà, ma non mi sono mai schierata politicamente, né ho chiesto aiuti. Sono fatta così, non ho quest’attitudine. E alla notte ho sempre dormito tranquilla».
Quando lavorava al Tg4 di Fede ha vissuto discriminazione di genere?
«Oggi avrei difficoltà a accettare un certo tipo di linguaggio e alcuni comportamenti che allora erano considerati “normali”. Negli anni ho lavorato molto per i diritti delle donne e contro la violenza di genere, vedo che qualcosa sta cambiando, inizia ad esserci più consapevolezza. Sono molto fiera dei giovani, la generazione di mia figlia che ha 19 anni, ha ben chiaro il concetto di consenso, sono anche consapevoli di quando il linguaggio diventa sessista, discriminatorio».
Perché quando si è allontanata dalla tivù ha scelto lo yoga?
«Sono sempre stata dinamica, molto attiva e sportiva, ma non conoscevo lo yoga e inizialmente non mi interessava, lo consideravo lento e noioso. Poi mi è capitato per caso di trovarmi nel mezzo di una lezione di yoga, volevo fare zumba e avevo sbagliato corso… Lì mi si è aperto un mondo, mi sono resa conto che nonostante fossi allenata e in forma, non riuscivo a replicare nulla di quello che facevano in quella lezione. Mi sono incaponita per riuscirci e un po’ alla volta ho capito che mi faceva stare bene, mi portava in contatto con me stessa. Lo yoga mette in una condizione di ascolto, oggi invece si fa qualsiasi cosa pur di non fermarsi e ascoltarsi. Da lì ho iniziato a studiare yoga e continuo a studiare ancora oggi».
Prima di diventare life coach e insegnante di yoga ha studiato molto?
«Sì, tanti corsi, teacher training, master, formazioni. E continuo anche ora, sono una secchiona, come ho detto. Non c’è mai fine all’apprendimento. Purtroppo nello yoga c’è molta improvvisazione e poca professionalità, persone che si inventano di essere docenti dopo un viaggio in India o un corso online. Per insegnare yoga un tempo erano richiesti almeno tre anni di studio e pratica avanzata. E’ una disciplina e una filosofia che ha 5000 anni di storia e tradizione alle spalle».
Lo yoga le ha cambiato la vita?
«Resto sempre una giornalista, ma oggi comunico il benessere e non più le drammatiche notizie di cronaca. Lo yoga mi ha permesso di arrivare a 50 anni sentendomi benissimo, sia fisicamente che psicologicamente, a prescindere da ciò che accade al di fuori. È una conquista che arriva dall’ascolto».
Tornerebbe in tivù?
«Sì, mi piacerebbe una rubrica sul benessere e sullo yoga. Ho molti progetti in questo senso, che ho proposto a varie tivù, ma per il momento non ho avuto risposte. Oggi non potrei più occuparmi di cronaca, ma vorrei condividere quello che ho imparato sul benessere: lo yoga è un super potere. Però non sono raccomandata e non ho contatti privilegiati, quindi chissà…»
Un sogno che le piacerebbe realizzare?
«Mantenere sempre la passione, che è quello che mi permette di fare bene ciò in cui credo. Lo studio è la chiave di volta per gestire le mie due anime, giornalista-conduttrice e insegnante di yoga. Vorrei quindi trovare uno spazio per parlare al grande pubblico, comunicare come stare bene. Anche se nei miei incontri lo faccio già: nel 2024 in Piazza del Duomo a Milano ho tenuto una lezione per 600 persone per il Cancer Survivors Day, promosso dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt)».
Negli incontri dal vivo ha ricevuto critiche o i commenti demolitivi che arrivano sui social?
«Mai. Solo persone che mi fanno i complimenti, mi ringraziano. Mi piace fare cambiare idea anche a chi è prevenuto».
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3 settembre 2025 ( modifica il 3 settembre 2025 | 07:41)
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