«Sul suolo, in mare o per aria». I 26 Volenterosi per l’Ucraina
dalla newsletter Prima Ora del Corriere della Sera
(di Gianluca Mercuri) C’è stato un vertice importante a Parigi, quello dei cosiddetti Volenterosi, i Paesi europei (e non solo) che stanno cercando di costruire un sistema di garanzie per l’Ucraina, quando finalmente si smetterà di combattere. Com’è noto, l’Italia non ha intenzione di mandare soldati. Punto per punto:
I piani di intervento «Ventisei Paesi hanno concordato di fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina. Credo che sia un primo passo concreto di grande importanza», ha detto a Parigi il presidente ucraino Volodymir Zelensky. «Il giorno stesso in cui i combattimenti dovessero cessare, noi siamo pronti a intervenire sul suolo, in mare o nell’aria», ha aggiunto il presidente francese Emmanuel Macron. Come ha rivelato nei giorni scorsi la presidente della Commissione Ue Von der Leyen, i piani di intervento sono già stati concordati con riunioni operative tra i massimi responsabili della Difesa dei Paesi coinvolti.
Ma quali sono i Paesi coinvolti? I 26 Paesi – su 35 che fanno parte dei Volenterosi – disposti a contribuire alle garanzie per l’Ucraina, non sono allineati sulle modalità. Si possono distinguere tre gruppi: 1) quelli pronti a mandare truppe, Francia e Gran Bretagna in testa. 2) Quelli che non hanno molta voglia di farlo ma non lo escludono del tutto: il Paese chiave è la Germania, che dice che l’invio di soldati al momento è «teorico» e distrae dal rafforzamento della difesa dell’Ucraina «ora». 3) Quelli che escludono del tutto di mandare soldati: Italia e Polonia sono i più importanti tra i Paesi del «no».
Quando andrebbero, le truppe? Solo quando si smetterà di combattere: o con un semplice cessate il fuoco – come preferirebbero gli europei, per congelare i fronti senza riconoscere formalmente le conquiste russe – o con un accordo di pace globale, come vorrebbe Trump. In ogni caso, nessun europeo si muoverà senza il backstop americano, cioè senza la garanzia di un supporto degli Stati Uniti. Il presidente Usa ha detto sì al supporto aereo, e no all’invio di truppe Usa.
E l’Italia cosa dice? La posizione del nostro governo è stata espressa anche ieri, con una nota ufficiale in cui si afferma che «nel ribadire l’indisponibilità dell’Italia a inviare soldati in Ucraina», la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (assente a Parigi ma collegata da remoto) «ha confermato l’apertura a supportare un eventuale cessate il fuoco con iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini». L’Italia, soprattutto, insiste sulla proposta «di un meccanismo difensivo ispirato all’articolo 5 del Trattato della Nato, quale elemento qualificante della componente politica delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina».
Cosa vuol dire? L’Italia chiede in pratica che, anche senza fare entrare l’Ucraina nella Nato, le si applichi il casus foederis: dell’Alleanza: se cioè venisse di nuovo aggredita dalla Russia, europei e americani la difenderebbero automaticamente, entrando in guerra con Mosca.
È una proposta realistica? Risposta in una parola: no. Risposta più articolata: gli Stati Uniti (ma anche gli europei) hanno sempre rifiutato questo automatismo, anche con la presidenza Biden. Figurarsi con Trump, che in questi mesi si è mostrato molto più incline all’appeasement con Putin che alla strenua difesa dell’Ucraina. Ieri la Casa Bianca ha ribadito che gli Stati Uniti «non vogliono essere trascinati in una guerra dall’altra parte dell’oceano». E lo ha fatto nelle stesse ore in cui il Financial Times rivelava che il Pentagono non finanzierà più programmi per l’addestramento e l’equipaggiamento militare dei Paesi dell’Europa dell’Est confinanti con la Russia. Non proprio un segnale di impegno.
Cosa divide Meloni e Macron? Molte cose, com’è noto. Nel caso specifico, l’italiana dice che una missione europea darebbe la scusa agli americani per disimpegnarsi, mentre per il francese è esattamente il contrario: è Trump che chiede agli europei di farsi carico della difesa dell’Ucraina, e mostrargli che si è pronti al farlo – a condizione che dia un sostegno almeno aereo – fa vedere con chiarezza chi bluffa. Dopodiché, entrambi i leader sono mossi (anche) da preoccupazioni interne: se Meloni dicesse sì ai soldati italiani in Ucraina, Salvini le farebbe saltare il governo. Mentre Macron ha un governo che sta già per saltare, e il protagonismo (peraltro innato) sulla scena mondiale serve a metterci una pezza. Di certo, come ha ribadito ieri la sua portavoce, il più contrario a una missione europea è Vladimir Putin.