di
    Massimiliano Jattoni Dall’Asén
Un report Ecdc-Efsa lega un focolaio di Salmonella Strathcona ai pomodorini siciliani: 437 casi in Europa dal 2023. Il settore si difende, il governo rafforza i controlli. Ecco le precauzioni da adottare
L’Europa lo mette nero su bianco: c’è un legame epidemiologico tra l’epidemia di Salmonella Strathcona e i pomodorini siciliani. Lo conferma un nuovo report congiunto di Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ed Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), che fa il punto su tre anni di indagini e oltre 437 casi in 17 Paesi Ue. Un focolaio lento, carsico, che ha attraversato frontiere e stagioni, toccando anche Regno Unito, Stati Uniti e Canada, spesso con un dettaglio ricorrente nelle schede cliniche: un recente viaggio in Italia.
E se la statistica indica la Sicilia come epicentro probabile — con tracciamenti convergenti sui pomodorini coltivati nell’isola e perfino un campione d’acqua irrigua contaminata — l’Italia risponde con una difesa compatta del proprio prodotto simbolo, sollevando dubbi, rivendicazioni e, soprattutto, una tutela di filiera che va ben oltre il singolo caso.    
Tre anni, 17 Paesi, una curva in salita
La curva epidemiologica parla chiaro. Dal 2023 a settembre 2025 i casi accertati in Europa di Salmonella Strathcona, un raro sierotipo di Salmonella enterica, hanno raggiunto quota 437, quasi il doppio rispetto ai primi due anni di sorveglianza. Gli Stati più colpiti: Italia (123 casi), Germania (113 casi) e Austria (76 casi). Fuori dalla Ue, Regno Unito (73), Canada (10) e USA (24): molti dei soggetti coinvolti con una storia di viaggi in Italia.
Il resto è una geografia diffusa che riflette viaggi, catene logistiche e consumi globali. Il carattere non esplosivo ma persistente del contagio è ciò che più preoccupa gli epidemiologi: una trasmissione che non «scoppia», ma continua a riaffacciarsi, segno di un serbatoio ambientale o produttivo ancora in parte da circoscrivere
La pista sicialian: acqua e clima nell’equazione
Il 16 agosto scorso, la Norvegia aveva segnalato un nuovo caso di Salmonella Strathcona risalente al mese precedente. La persona colpita era tornata da una vacanza in Italia. Dopo la notifica, le autorità sanitarie italiane avevano identificato 16 casi locali di salmonellosi tra giugno e agosto. Parallelamente, altri 11 Paesi segnalavano infezioni nel 2025. A questo punto, le autorità sanitarie europee hanno confermato l’esistenza di 232 casi di Salmonella Strathcona tra il 2023 e il 2024 in 17 Paesi, che sono poi quasi raddoppiati nel 2025, arrivando, appunto, a 437.
Il ruolo della Sicilia
E qui entra in gioco la Sicilia. Le indagini epidemiologiche e microbiologiche svolte nel 2023 in Austria e nel 2024 in Italia hanno identificato come probabile fonte del contagio i pomodorini coltivati nell’isola. Una traccia — o meglio, diverse — hanno orientato l’analisi: acqua di irrigazione contaminata in un sito siciliano, coincidenze temporali tra raccolti e picchi di casi, e un precedente storico ingombrante, nel 2011, che portò alle stesse conclusioni. Il quadro non chiama in causa solo le tecniche agricole: cambiamenti climatici, siccità, stress idrico e alluvioni sono citati dagli esperti come fattori che possono favorire la contaminazione delle acque, specie in aree agricole ad alta intensità. Non un problema «locale», quindi, ma sistemico, che richiede investimenti e tracciabilità sempre più raffinate.
Il sistema produttivo si difende
Il Consorzio di Tutela del Pomodoro di Pachino Igp, il più rappresentativo dell’area considerata nel mirino, reagisce con fermezza e accento identitario:
«Nessuna segnalazione è giunta a tale proposito dai nostri associati», afferma il presidente Sebastiano Fortunato. «Se ci fosse una problematica di tale gravità ce ne saremmo accorti, visto che mangiamo il nostro pomodoro ogni giorno». E poi la parte più politica della replica: «Gli attacchi al pomodoro italiano si stanno intensificando, quasi ci fosse una strategia per affossare un prodotto che tutto il mondo ci invidia. Siamo schiacciati dalla concorrenza sleale di Paesi extra Ue che inondano l’Europa di pomodoro a prezzi insostenibili, con fitofarmaci che qui sono vietati da decenni». Una difesa che non riguarda solo la reputazione del prodotto, ma la narrazione di filiera: tradizione, qualità, Made in Italy come asset strategico, pressione competitiva esterna.
Audit, controlli e nuove regole sugli scaffali
Nel frattempo, il ministero della Salute ha rafforzato controlli e piani di campionamento sull’intera filiera: dall’acqua di irrigazione agli impianti di lavorazione, fino ai punti vendita della grande distribuzione. Anche la Commissione europea ha effettuato verifiche mirate in Sicilia, riconoscendo progressi significativi nell’organizzazione dei controlli, nella tracciabilità e nella gestione dei dati, oltre che nel coordinamento delle attività tra i diversi livelli amministrativi.
Permangono, tuttavia, criticità legate soprattutto alla gestione delle risorse idriche — un nodo strutturale in un territorio esposto a siccità e stress ambientale — e proprio lì, all’incrocio tra agricoltura e clima, si gioca una parte essenziale della partita sulla sicurezza alimentare di domani.
Non allarme, ma procedure
Le autorità non parlano di allarme, ma chiedono attenzione. Nelle raccomandazioni rivolte ai cittadini si invita a lavare accuratamente frutta e verdura fresche, a evitare la contaminazione incrociata tra alimenti crudi e cotti e a conservare i prodotti in modo corretto lungo tutta la catena domestica. Non sono precauzioni eccezionali, ma buone pratiche che, in un contesto di filiere lunghe, temperature più elevate e maggior vulnerabilità delle acque, diventano parte integrante della quotidianità alimentare.
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30 ottobre 2025
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