Dopo la morte di due persone in poche ore cresce l’attenzione sul botulismo.
L’Italia è tra i Paesi più colpiti in Europa dalla malattia. Dal 2000 a oggi, sono stati confermati oltre 400 casi e secondo i dati dello European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nel quinquennio 2018-2022 il nostro Paese è stato 4 volte su 5 in cima alla classifica dei contagi nel vecchio continente. La malattia è causata da tossine prodotte da batteri, in particolare il Clostridium botulinum, un agente che si trova ovunque nell’ambiente e che può contaminare gli alimenti. Trova le condizioni ideali per proliferare nei cibi inscatolati o conservati – soprattutto in quelli preparati in casa – se non opportunamente preparati. Per questo la prima strategia per evitare la patologia è prestare cura nella preparazione delle conserve: la regola generale è che “a livello domestico non bisogna preparare conserve di pesce o carne né tutte quelle conserve in cui non è possibile praticare l’acidificazione con il succo di limone o con l’aceto di vino oppure la conservazione con l’aggiunta di sale o zucchero”, spiega Fabrizio Anniballi, responsabile del Centro nazionale di riferimento per il botulismo all’Istituto Superiore di Sanità. Dunque, sì a marmellate e confetture; sì anche ai prodotti in salamoia, come le olive, o alle verdure che vengono sbollentate in aceto. Via libera anche alle conserve di pomodoro. No, invece, alla carne e al pesce conservati.
Se la tossina è presente in un alimento, basta una piccolissima quantità per scatenare l’intossicazione, che “produce una paralisi discendente che dalla testa tende a diffondersi verso il basso”, illustra Paolo Maurizio Soave, responsabile del Centro Antiveleni della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma. Il primo sintomo è la stitichezza. Poi compare la secchezza delle fauci, che può essere così intensa da non riuscire a parlare. Successivamente si hanno disturbi agli occhi: un abbassamento delle palpebre, visione doppia, offuscamento della vista. In presenza di questi sintomi è bene rivolgersi al pronto soccorso o contattare un centro antiveleni. Temporeggiare espone al rischio di incorrere in conseguenze più severe, come i problemi di deglutizione e respiratori che possono portare alla necessità di intubare il paziente. Il trattamento è finalizzato, da una parte a controllare i sintomi e sopperire alle funzioni danneggiate (per esempio l’incapacità di alimentarsi), dall’altra a combattere la tossina con un siero di antitossine botuliniche. L’antidoto, però, non è curativo. Serve a impedire la progressione della tossina. In genere il recupero è buono, ma i tempi sono piuttosto lunghi e possono variare da qualche settimana a diversi mesi.
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