di
Ruggiero Corcella
Il nuovo rapporto EFSA-ECDC mostra una crescita delle infezioni da Listeria monocytogenes, rara ma particolarmente pericolosa. Restano diffusi anche Campylobacter e Salmonella. Le Agenzie europee lanciano nuovi strumenti per capire e prevenire
A volte basta un frigorifero regolato male o una confezione lasciata troppo a lungo in dispensa per trasformare un pasto in un rischio. Il nuovo rapporto EU One Health Zoonoses Report, pubblicato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EfsaA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), ricorda che ogni anno in Europa migliaia di persone si ammalano dopo aver mangiato cibi contaminati. Il report è basato sui dati raccolti nel 2024 da 27 Stati membri dell’Unione Europea (Ue), dall’Irlanda del Nord (limitatamente ai dati su alimenti e animali e focolai epidemici di malattia trasmesse da alimenti) e da altri 8 Paesi Europei non membri della Ue
Nella lista dei principali responsabili ci sono alimenti molto comuni: uova, carne, pollame, prodotti pronti al consumo. E se è vero che le regole di sicurezza alimentare nel continente sono tra le più severe al mondo, è altrettanto vero che nessuno può considerarsi del tutto al riparo, soprattutto se appartiene alle categorie più fragili.
Listeria al primo posto
Tra tutte le infezioni causate da alimenti, quella da Listeria monocytogenes è la più temuta. Nel 2024 è stata responsabile del maggior numero di ospedalizzazioni e decessi, pur colpendo un numero relativamente limitato di persone. I dati del rapporto sono chiari: circa sette intossicati su dieci hanno avuto bisogno di cure ospedaliere e uno su 12 è morto.
Perché, allora, i casi stanno aumentando? Gli esperti indicano tre elementi chiave: una popolazione europea sempre più anziana, quindi più vulnerabile; l’esplosione dei cibi pronti, spesso consumati senza ulteriore cottura; e la scarsa attenzione alle regole di conservazione.
La Listeria, infatti, ha una caratteristica poco conosciuta: può crescere anche in frigorifero, se la temperatura supera i 5 °C.

Perché non dobbiamo sottovalutarla
I dati europei mostrano che nei prodotti pronti al consumo la contaminazione resta molto rara: solo dallo 0% al 3% dei campioni analizzati supera i limiti di sicurezza. Tra gli alimenti più a rischio figurano i salumi fermentati, ma in generale il quadro è rassicurante. Eppure non basta per far calare l’allerta. La Listeria colpisce soprattutto anziani, donne in gravidanza, neonati e persone con difese immunitarie basse: per loro anche una minima esposizione può avere conseguenze gravi.
«La contaminazione è rara, ma la malattia può essere severa», spiega Ole Heuer dell’Ecdc. «Per questo la Listeria è uno dei patogeni che monitoriamo con maggiore attenzione». E se la produzione industriale è sottoposta a controlli rigidissimi, il problema spesso nasce nei gesti quotidiani: frigoriferi troppo pieni che non refrigerano bene, alimenti consumati oltre la data indicata, scarsa attenzione alla pulizia degli utensili.

Molto diffusi anche Campylobacter e Salmonella
Il rapporto non si concentra solo sulla Listeria. Restano infatti molto diffusi Campylobacter e Salmonella, nomi noti a chiunque abbia avuto una gastroenterite dopo un pasto sospetto. Il Campylobacter è ancora oggi il batterio alimentare più comune in Europa. La Salmonella, invece, continua a rappresentare un problema strutturale, alimentato dal fatto che negli ultimi dieci anni sono aumentate le positività negli allevamenti avicoli.
Solo 14 Paesi europei sono riusciti a rispettare tutti gli obiettivi di riduzione della Salmonella. «Serve uno sforzo costante lungo l’intera filiera alimentare», ricorda Frank Verdonck dell’Efsa. «Il controllo dei batteri non può essere lasciato a singoli segmenti: riguarda allevatori, industrie, distributori e consumatori, in un approccio globale che chiamiamo One Health». In altre parole: ciò che accade negli animali e nell’ambiente si riflette direttamente sulla nostra salute.

Prevenzione domestica: le regole che valgono per tutti
Ma, come spiega, il Rapporto, molte infezioni si possono evitare con semplici gesti quotidiani. Le agenzie europee ricordano alcune buone pratiche che, da sole, riducono in modo significativo il rischio:
– Tenere il frigorifero a 5 °C o meno.
– Consumare gli alimenti entro la data di utilizzo.
– Cuocere bene carne e pollame.
– Lavare accuratamente mani, utensili e superfici dopo aver toccato alimenti crudi.
– Separare sempre cibi pronti e cibi crudi.
Le categorie più vulnerabili — anziani, immunodepressi, donne in gravidanza — dovrebbero inoltre evitare alcuni prodotti considerati più rischiosi: alimenti pronti refrigerati consumati senza cottura, latte non pastorizzato e formaggi molli che lo contengono.
Strumenti più moderni
Per rendere queste informazioni comprensibili e utilizzabili da tutti, Efsa ed Ecdc hanno implementato l’utilizzo di strumenti avanzati come il whole-genome sequencing, una tecnica che permette di analizzare il Dna dei batteri e scoprire se casi apparentemente isolati sono in realtà collegati: un aiuto prezioso per individuare e bloccare rapidamente i focolai.
La situazione in Italia
Anche l’Istituto superiore di sanità ha pubblicato sul suo sito un primo piano relativo al Report di Efsa ed Ecdc. «Nel 2024, per la prima volta dall’avvio della raccolta dei dati in UE, la campilobatteriosi è stata anche in Italia la zoonosi più frequentemente riportata, seguita dalla salmonellosi – riporta l’Iss-. Un andamento epidemiologico analogo si osserva in Europa. La listeriosi continua a rappresentare l’agente zoonotico associato alle forme di malattia più gravi, caratterizzata da un’alta proporzione di ospedalizzazione e decessi tra i casi».
«In Italia sono state 2779 le notifiche di campilobatteriosi raccolte per il 2024, in aumento rispetto all’anno precedente (2363 casi). I casi salmonellosi continuano ad essere invece in diminuzione (2637 casi nel 2024, corrispondenti a un calo relativo del 20,9%), con un tasso di 4,5 casi ogni 100mila abitanti, rispetto al tasso di 5,6 ogni 100mila abitanti dell’anno precedente. La listeriosi e le infezioni da STEC si collocano invece al terzo e quarto posto per numero di casi in Italia».
«Nel 2024, in Italia sono stati riportati 200 focolai epidemici di origine alimentare che rappresentano il 3,0% di tutti i focolai riportati in UE. Questi focolai hanno coinvolto 2816 casi umani, causando 338 ospedalizzazioni e 4 decessi. Il numero di focolai epidemici di origine alimentare osservati in Italia è stato il più alto negli ultimi 10 anni. Tra i focolai epidemici nei quali è stato possibile identificare l’agente causale, Salmonella è stato l’agente causale del maggior numero di focolai e casi. Un elevato numero di casi umani è stato osservato anche in focolai epidemici causati da norovirus, mentre Listeria monocytogenes è stato l’agente responsabile del più alto numero di ospedalizzazioni e decessi. Per 55 focolai epidemici non è stato possibile identificare l’agente causale».
Le 10 regole per pasti sicuri e sani da preparare a casa
L’Iss ha anche pubblicato un primo piano sugli errori più comuni nelle cucine degli italiani e le 10 regole per pasti sicuri e sani da preparare in casa.
9 dicembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA